L’uomo non ama realmente la verità. Ama la menzogna, il romanzo, l’immaginario più che il Vero, più che il Reale. Così, possiamo rilevare che i più grandi successi nell’esoterismo e la spiritualità sono delle opere di quelli che chiamo i mitomani dell’occulto: Lobsang Rampa, L’iniziato di Ciril Scott, Castaneda, Meurois-Givodan, La via dei maestri di Spalding, ecc. L’uomo ha piuttosto bisogno di consolazione, di palliativi, di coccole spirituali. La verità della nostra condizione è troppo difficile da percepire. Per Patanjali, per esempio, solo chi ha sviluppato viveka, cioè la discriminazione, è capace di percepire l’impermanenza universale, la realtà della nostra condizione.
Tutto il buddismo è basato su quella percezione della sofferenza universale, di quella profonda ansia che è il fondamento della nostra vita. D’altra parte, la verità su se stessi è estremamente difficile da conquistare poiché il me è una rappresentazione. Esso è dipendente dallo sguardo degli altri. E’ sempre una messa in scena che rende quasi impossibile la conoscenza della realtà di se stessi.