L’essenza del “me” di Erik Sablé

L’uomo ordinario è “grigio”, le sue pulsioni si equilibrano, si integrano, senza stravolgere l’ordine quotidiano, le sue piccole follie stanno in un quadro ragionevole. Ma, mettendosi in una via spirituale, posando i piedi su un sentiero dell’interiorità, tutto ciò che era nascosto, si manifesta apertamente, si svela.

Dall’energetica alla Coscienza di Erik Sablé

La nostra epoca concepisce facilmente che al di là della materia si trova l’energia; e si concepisce altrettanto facilmente che Dio sia energia, cioè qualcosa di impersonale. Pertanto, quel termine energia resta vago, è spesso preso come sinonimo di forza o di potere, una nozione che si associa a quella di vibrazione. L’energia è qualcosa che si trova al di là della materia; la materia che può trasformarsi in energia e l’energia cristallizzarsi in materia. E’ evidentemente un modo di non affrontare il problema, perché l’energia non può essere il fondamento ultimo della vita e del mondo.

La verità della nostra condizione di Erik Sablé

L’uomo non ama realmente la verità. Ama la menzogna, il romanzo, l’immaginario più che il Vero, più che il Reale. Così, possiamo rilevare che i più grandi successi nell’esoterismo e la spiritualità sono delle opere di quelli che chiamo i mitomani dell’occulto: Lobsang Rampa, L’iniziato di Ciril Scott, Castaneda, Meurois-Givodan, La via dei maestri di Spalding, ecc. L’uomo ha piuttosto bisogno di consolazione, di palliativi, di coccole spirituali. La verità della nostra condizione è troppo difficile da percepire. Per Patanjali, per esempio, solo chi ha sviluppato viveka, cioè la discriminazione, è capace di percepire l’impermanenza universale, la realtà della nostra condizione.

Tutto il buddismo è basato su quella percezione della sofferenza universale, di quella profonda ansia che è il fondamento della nostra vita. D’altra parte, la verità su se stessi è estremamente difficile da conquistare poiché il me è una rappresentazione. Esso è dipendente dallo sguardo degli altri. E’ sempre una messa in scena che rende quasi impossibile la conoscenza della realtà di se stessi.