La paura e la dualità di Serge Carfantan

Turgenieff racconta un giorno che, dopo essere stato a caccia in una foresta russa fece un bagno in un fiume. Una mano si posò sulla sua spalla e ciò che vide fu un mostro famelico, una specie di gorilla terrificante che lo fece fuggire fino a che un valligiano non cacciò a colpi di bastone il mostro. L’essere spaventoso era un folle che viveva da trent’anni nel bosco e passava la metà del giorno a nuotare nel fiume.

La verità guida i nostri passi di Serge Carfantan

La dualità vero/falso non si applica solo agli stati mentali. Se sono molto inquieto, non posso dire se l’inquietudine è vera o falsa, essa è; essa ha il suo modo, evidentemente non come il sandwich, ma come uno stato dello spirito. Ora, che sia fondata è un’altra cosa. Può darsi che mi roda per niente e che la sola causa della mia inquietudine non sia che un pensiero della mia mente. La mente ha quella particolarità che può molto facilmente indurre un’emozione senza alcun rapporto con la mia esperienza. Posso farmi paura, posso provocarmi vergogna, posso provocarmi un desiderio e nutrirlo con il pensiero. Una volta che il desiderio e l’emozione occupano il mio campo di coscienza, essi esistono, sebbene in modo non materiale. Non ha alcun senso dire a un bambino che la sua paura non esiste; esiste nel momento in cui ne fa l’esperienza. La dualità vero/falso si applica invece molto bene ai nostri giudizi.