La via suprema di Man Yan Hor

3ème Millénaire n. 82 – Traduzione della dr.ssa Luciana Scalabrini

3M: Nella vita quotidiana, un essere umano che vive nell’ambiente artificiale delle città, ha la possibilità di lasciare riposare le sue energie fondamentali, cioè lasciarle ritornare allo stato naturale, senza agire lui stesso?

M.Y.H. : Un uomo ordinario, che non è in un cammino di conoscenza di sé, può rivolgersi a dei mezzi che la vita moderna gli offre: club di sport, fitness, ecc. E’ un modo per decongestionarsi, di fronte ai contrasti generati dalla vita moderna. E’ anche un modo per ritornare al momento presente, che momentaneamente dà sollievo. In termini delle sue risorse energetiche, non è il mezzo migliore.

E’ più un allontanarsi che un ritorno a una sensibilità corporea naturale. E’ una fuga.

Inoltre il modo con cui  si intraprendono le attività fisiche corrisponde a quello con cui si fa l’attività professionale, ossia in una ricerca di obbiettivi, di difendere un’immagine di sé…; è con l’ego.

Quel genere di motivazione non porta ad arginare le tensioni e le emozioni negative. Il mondo emozionale è molto importante: sfinisce le nostre energie. Il cervello utilizza il 40% dell’energia corporea. Se i nostri pensieri sono  sempre rivolti verso l’esterno, come far fruttare il denaro, come utilizzare l’altro, quella energia non è in me. Se chiudo gli occhi, se mi rilasso, se mi vedo ad esempio pieno di luce, posso sentirmi  pieno di gioia e di pienezza. E’ uno stato immaginario, lo stesso che immaginare la tal persona che mi vuole male, o bene. Il pensiero dunque può generare stati emozionali negativi o positivi, eppure non si tratta che di pensieri, che non sono concreti. Pensieri e idee ci attraversano ad ogni momento. Ma il loro lato impalpabile deborda sul palpabile. Bisogna verificarlo da vicino, perché le nostre decisioni, le nostre azioni derivano dalla qualità dei nostri pensieri e dei nostri desideri. E’ la via dell’universo, della vita per eccellenza.

Il taoismo è la via, la via suprema.

Se si segue questa via, si vive nella corrente della vita: vado nello stesso senso delle forze della corrente naturale. Un battello che va contro corrente disperde molta energia. Se va nel senso della corrente, è accompagnato dal flusso. Per noi non si tratta dell’acqua, ma della vita stessa! E’ un’altra dimensione, di capitale importanza, sacra. Quelli che lavorano nella via e vivono con essa, constatano la presenza di questa via dappertutto attorno a loro, come per esempio nell’avvicendarsi delle stagioni. E’ immutabile, e questa via si manifesta sia all’esterno di noi come all’interno. Il taoismo, dicono gli antichi, conduce all’immortalità. Ma bisogna anche essere in buona salute, in equilibrio, corpo, anima, mente. E, passo dopo passo, sviluppare il proprio corpo, la propria anima e la propria mente, e dunque l’energia, poiché questa è la radice della vita, dal microcosmo al macrocosmo e viceversa. Se si vive costantemente con questo, non si può che essere rinforzati dalla vita, essere più vivi in sé. La luce del cosmo può essere allora condensata in noi e condurre alla creazione di un nuovo corpo più sottile, un corpo di luce.

3M.:  C’è dunque in me una possibilità di condensare un’energia sottile.

M.Y.H.   C’è dapprima una condensazione, poi un’espansione, poi creazione di diversi corpi sottili. Oggi l’umanità ha tendenza a lasciare il ritmo essenziale della vita, cioè la via. Il ritmo essenziale della vita è quello dell’universo, come la velocità del sole che si sposta nel cielo  nel corso del giorno. Un lavoro in osmosi con la natura è diventato più complicato. Ma il lavoro meditativo, le arti corporee, come quelle messe a punto dai taoisti, come il Chi Kong o il Tai Chi Chuan, permettono di connettere il nostro microcosmo al cosmo. Se l’energia scorre abbondantemente in me, con un lavoro energetico, l’energia  si raccoglie. Ma nello stesso tempo, con altri esercizi più profondi, certi metodi, i taoisti hanno constatato che è possibile passare da un cammino di salute, di benessere, a un livello superiore di sviluppo spirituale.

I grandi maestri delle arti marziali utilizzano la potenza interna derivata da questo lavoro. L’uomo marziale supremo comprende che le tecniche d’arte marziale non sono niente. E’ per ciò che  trascende a uomo spirituale. E’ questa l’arte suprema.

3M.: Parlate di accumulare, di costruire un’energia, facendo la distinzione tra un livello orizzontale di buona salute e un livello verticale d’apertura a un’altra dimensione.  Tocchiamo dunque la questione di affinamento delle energie. Come affinare quelle energie?

M.Y.H.  Con il Chi Kong, con la meditazione. Ma si pone anche la questione del terreno di partenza: questo può non essere adatto, inoltre possono capitare incidenti nella vita. Certi sono più adatti di altri per un mestiere, o in un determinato ambito. Ciascuno viene qui  per seguire il suo cammino, essendo il cammino spirituale il cammino essenziale. Ma la nostra struttura dipende da ciascuno, dal suo proprio lavoro interiore, dalla purezza interiore  che permette di captare le energie e permettere loro di circolare. Chi ha fatto un lavoro molto costante, guidato da maestri o dalla propria voce interiore, dalla purezza interiore, vede apparire in se stesso una comprensione. Il maestro esterno conduce il discepolo a connettersi con il proprio maestro interiore, che gli rivela, col tempo e il lavoro, quando il momento è venuto, tutti i segreti della divinità dell’uomo. E’ un potenziale nascosto, che necessita di un ripiegamento dell’individuo su se stesso,  perché la luce possa filtrare attraverso l’opacità interiore. E il lavoro interiore, di meditazione, di Tai Ch Chuani, di Chi Kong, è un’eccellente via per questo. L’agopuntura, il massaggio, anch’essi possono aiutare a un’apertura più rapida verso i piani spirituali. Specialmente l’agopuntura è un mezzo eccellente, non solo per ristabilire la salute, ma anche per lo sviluppo spirituale. Essa contribuisce all’apprendimento di questa opera sacra.

3M.:   L’agopuntura potrebbe perciò aiutare un individuo su una via a finalità spirituale, se la persona  è già in cammino, quando si trova in un percorso di conoscenza di sé?

M.Y.H. Si, il desiderio è molto importante. Un desiderio sincero, autentico. Ma chi pratica l’agopuntura in quella direzione deve sicuramente aver percorso la via ed esplorato profondamente. Là, avendo l’esperienza, avendo visto, sentito, può aiutare gli altri. Se no, la sua azione resta sul piano ordinario, quello corporale, della salute. In un lavoro spirituale, il risveglio dello strumento è fondamentale, è il risveglio del proprio corpo e della propria mente. Il corpo è legato alla mente e il cuore è la dimora della mente. Come sono orientati i pensieri? Come si esprime una persona nella vita? In quale ambiente? Come si percepisce e come percepisce il mondo? Come viene utilizzato il tesoro dell’energia divina? Ora, succede che, malgrado belle idee e un cuore luminoso, qualcosa blocca a livello energetico e rende impossibile il risveglio. Il lavoro su di sé può essere compiuto con un metodo giusto e un giusto stato della mente, che permette almeno di rimuovere qualche blocco al livello in cui si trova, ma i grandi blocchi  hanno bisogno di altri mezzi. In questo caso l’agopuntura può aiutare molto, se ci si avvale  di  qualcuno che conosce questo lavoro.

Infatti la conoscenza non si fa con dei libri o dei sentito dire. La conoscenza viene dal vissuto. Chi ha vissuto sa, perché il suo maestro interiore glielo rivela: è la vera conoscenza. La qualità di massaggio o di agopuntura è allora differente, perché l’alchimia interna  del praticante è trasformata, affinata. Può far  muovere delle energie vibratorie inferiori alla sua. Per questo la sua presenza può già creare un effetto, come per esempio di sentirsi bene.. Un tale agopuntore può aiutare le persone a disincagliare il proprio corpo, a rinnovarlo energeticamente. In quel momento, viene una gran quantità di energie, con in più la qualità. I corpi sottili possono allora formarsi, e, venuto il momento, evidentemente con il lavoro, può verificarsi il risveglio. Diventa un uomo  connesso: cielo, terra, uomo.

3M.:   Nel lavoro su di sé, la dimensione del sentire e del risentire è fondamentale. Il percorso di sentirsi coscientemente può limitarsi a qualche minuto di esercizio specifico in un giardino o in casa propria?

M.Y.H.  Per qualcuno che comincia, si. Ma per chi è avviato nella via e vuole sviluppare la sua vita spirituale, no. Ma questo dipende ancora una volta dal desiderio e dall’impegno in quella via. E’ molto proporzionale. Ma una volta gustato l’elisir, abbiamo voglia di sentirlo di nuovo, di prolungare la durata del benessere interiore. Si passa da una durata di  dieci minuti durante degli esercizi, a venti minuti, poi quello si prolunga nella giornata e in tutti i nostri  atti, dappertutto e tutto il tempo, fin nella toilette.

E’ una coscienza che abita il nostro corpo e si sviluppa  col tempo, piano piano. La qualità dell’energia si forma con il tempo. La quantità può essere data dall’inizio.

Se l’uomo utilizza correttamente il suo strumento corporale, senza abusi, senza accidenti, la sua struttura corporea consente di ricevere l’energia, ma solo il lavoro permette di affinarla. Le energie ritrovano il loro giusto posto e si formano i corpi sottili. Ad ogni istante, l’energia primordiale dell’universo, l’onda cosmica, nello spirito e nel corpo diventa un’energia sentita.

3M. Prima era questione di voce interiore. Poi occorre essere disponibili a sentirla. Può esserci confusione tre la via interiore e quella della propria vanità. Come arrivare a discriminare voce interiore e voce dell’ego?

M.Y.H.   Questo è il lavoro. Da qualche parte, noi sappiamo.

Il desiderio può essere egoico, o al contrario rivelato naturalmente; il desiderio naturale, non egoico, spinge da solo, come un doppio.

Abbiamo tutti la capacità di udire la voce interiore.

Per esempio, in un pericolo, una voce interiore ci ferma, e vediamo un precipizio. Spesso  è in quei momenti che si fa sentire la vera voce. Con il lavoro, si comincia a distinguere la voce dell’ego dalla vera voce interiore. Allora vediamo più chiaramente la dimensione del lavoro interiore, che è una ricerca del non-essere, quella di ritornare all’origine della vita, senza parola, senza pensiero. Nella ricerca di vivere nella comprensione, con un lavoro continuo e costante, poco a poco ci ripuliamo.

3M.   Molti ricercatori comprendono che il lavoro su di sé può permettere loro di discriminare le loro due nature ordinaria e spirituale, ma in concreto, questo resta a livello concettuale.

M.Y.H. Alcuni sono venuti sulla terra con quella disponibilità, altri meno. Ritorniamo al terreno di partenza.  Si può avere facilità  in quell’ambito, ma bruciarla per i desideri dei sensi. Chi in partenza ha poca disponibilità interiore, può, per un incontro o certe circostanze, scoprire il senso della sua vita e camminare sulla via. Niente è definitivo,  i giochi non sono mai fatti in anticipo nel destino di ciascuno. Rimane solo da costruire, col desiderio di continuare. Ma quel desiderio non è sigillato, può muoversi secondo le circostanze. Può diventare fluttuante. Ecco dei momenti difficili! E nello stesso tempo è il momento migliore per lavorare su di sé. Sta alla persona verificare il percorso che ha intrapreso: gli ha veramente portato istanti di gioia, o di benessere, o non è stato che vento? Il cammino si svolge sempre sotto i nostri passi, e è lo stesso cammino che fa lasciare il piano concettuale.

3M.   Per ritornare alla questione della quantità e qualità, si può vedere nei luoghi di sviluppo personale che le energie messe in gioco servono a gonfiarsi. Questa energia è recuperata dall’ego, essa rinforza la confusione interiore. Anziché andare nel senso della discriminazione tra il vero e il falso, quell’energia serve piuttosto a rafforzare un’immagine di sé. Come evitare questa trappola?

M.Y.H.   Se acquisisco dell’energia, constato che la mia immaginazione utilizza quell’energia. La vanità mi spinge ad andare più lontano in quel lavoro. Come vedere l’immagine che gonfia  in sé e a cui si aderisce? Quando lo si fa in modo giusto, la potenza energetica che  si sente è indiscutibile. Possiamo  compiacerci, e aspettarci la considerazione degli altri. E’ sicuramente inevitabile. Ma, se si è sinceri,  questo non dura che un po’ di tempo. Inoltre, lavoriamo perché, ogni volta, ci connettiamo a qualcosa di piacevole nel nostro corpo che supera le lusinghe  e motiva a lavorare ancora.

La ricerca è quella di essere con se stessi. E’, ancora una volta questione di  sincerità, di autenticità.

Qual è una motivazione  di partenza per fare questo lavoro, per raccogliere le energie? Per raccogliere, bisogna sudare. Qual è dunque il mio stato di spirito iniziale? Formare un’immagine, che le persone mi adorino e cadano sotto il mio potere? Adorare la mia immagine? E’ la costruzione di un personaggio. Ingannarsi e ingannare gli altri. In un lavoro spirituale costruttivo, quel genere di motivazioni e lo stato della mente per prendere le energie, si dissolve da solo.

3M.:  Lo stato piacevole che viene dalla connessione con un’energia che ci oltrepassa, non è una delle trappole dell’ego, un attaccamento alla forma? Senza  fare attenzione, mi attacco a quello stato piacevole, che è una forma-pensiero. L’ io apprezza quello stato.

M.Y.H.  E’ vero. Ma questo genere di motivazione è già più puro. Cosa c’è di nocivo nel sentirsi bene nel corpo e ritrovare sensazioni di benessere? Cercare il vuoto totale come lo dice la parola è un grado avanzato  di lavoro spirituale.

Realmente essere là, nel vuoto, senza scopo. In effetti  verso quello dobbiamo tendere e entrare nel non attaccamento. Ma, mi sembra, l’uomo ha per forza una motivazione per le sue azioni. Non posso biasimare uno che, col lavoro su se stesso, cerca di star bene con se stesso. Bisogna comunque passare di lì, è una tappa da cui non si sfugge. La vacuità è una tappa ulteriore.

3M.:   In un lavoro corporale, basato sul sentire, si constata che la coscienza del corpo fa uscire la meccanicità del pensiero, che pensa da solo.

M.Y.H.  Si, i pensieri sono autonomi, ma sul fondo non ci siamo attaccati. Si, i pensieri ci attraversano, ma io continuo le mie azioni col corpo, riportando continuamente la mia mente al presente, nell’atto. E, poco a poco, c’e un incanalare, col tempo, con il lavoro; poco a poco la mente si vuota.

Corpo, anima, mente entrano in una dimensione di vacuità. In questa direzione si lavora.

Lasciate i fenomeni. Se sono agitato in pensieri e emozioni c’è una ragione. Durante l’esercizio, non bisogna cercare la ragione, bisogna anzitutto vivere il presente, lasciare staccare le emozioni, le immagini.

Se vedo apparire volti, se odo voci o sento nel mio corpo  cose insolite, gli presto attenzione, dunque un’energia. Permetto loro di concretizzarsi. Ma no! Qui lascio accadere le cose.

Ciò che conta, è che io stia vivendo, perché sono qui. Con tutto il mio essere, con sincerità, vivo il momento presente. Il resto è secondario. Restare nell’essenziale.

Poco a poco, le perturbazioni diminuiscono e finiscono per sparire, la comprensione della vita scende in noi e la vita si rivela.