Un’attenzione di ogni istante

Marianne Dubois

Traduzione a cura di Colette Orsat

In questo periodo, siamo immersi in una sorta di nebbia, di incertezza; è dunque necessario per noi sviluppare la coscienza del radicamento, passare in una realtà che appartiene ad un altro mondo pur essendo sempre molto concreta. Questi due punti di vista ci interpellano, si mescolano, e diventano uno. Abbiamo la fortuna di vivere momenti fecondi, colmi di creatività e ispirazione. Non ci sono più modelli da seguire o da riprodurre. E’ la guida interiore che ci conduce. Sperimentiamo la libertà, quella dell’ascolto della profondità. Come fare per scoprire la fiducia nella parte di noi stessi che è collegata? Dobbiamo fare esplodere gli orizzonti ristretti nei quali la nostra vita quotidiana ci rinchiude, perché se no gli automatismi diventano prigioni, ci impediscono di bere alla sorgente della vita. Eppure è possibile liberarci dalla loro influenza, instillandoci la coscienza.

C’è una parte di noi stessi, più luminosa, più reale, più forte, che abbiamo il dovere di contattare, o partendo dall’interno, o attraverso avvenimenti esterni. Se siamo in grado di lasciare scaturire l’ispirazione, camminiamo su una via chiara e diretta dove le abitudini scompaiono a poco a poco da sole.

Ogni volta che siamo disturbati, si installa una divisione. Appena diventiamo coscienti e vediamo il disturbo e la divisione che provoca, ritroviamo la pace interiore. Rimanere in armonia con tutto quello che ci circonda richiede un’attenzione di ogni momento. La divisione è una lotta permanente contro se stesso. Entriamo in un altro spazio interiore, dove si trova l’armonia, l’acquiescenza e la fine della lotta. Peccato che ci dimentichiamo di farlo, anche se lo sappiamo, ce ne dimentichiamo. Ci lasciamo trascinare dal vortice dell’ “io”. Comprensione, liberazione*. Bisogna dunque, ad ogni istante, sviluppare una visione chiara di se stesso , degli altri e del mondo. Così, passo dopo passo, ci avviciniamo al sorriso della vita. La nostra partecipazione a tutto ciò che esiste diventa fluida e armoniosa. Troviamo un senso anche a quello che ci disturba, ci fa scivolare altrove, comprendere la vita in modo diverso. Ci spinge ad evolverci, a distaccarci, a trovare una libertà nuova, a scoprire altri paesaggi. Ci ritroviamo a un livello di coscienza diverso. Basta essere se stesso, nella propria dimensione molteplice e infinita, e accettare l’altro in questa dimensione molteplice e infinita.

Chiusi nelle nostre abitudini, ci impediamo di bere alla sorgente. Dobbiamo vedere e capire che siamo già ciò che cerchiamo.

Ascoltiamo la voce del silenzio, il canto del silenzio. Ci fa scoprire un “al di là”. E’ come se ci fossero paesaggi energetici completamente nuovi. Quando stiamo attenti a questo spazio altro, neanche i rumori esterni ci disturbano. Dobbiamo sviluppare le nostre forze, prepararci a vivere cose completamente nuove, sconosciute, è un’esperienza appassionante, attraente e, senza dubbio per alcune parti di noi stessi, inquietante. La paura viene dall’ego , dal sentimento di separazione. La difficoltà è vederla. Forse possiamo trasformare la paura dello sconosciuto. Questo richiamo dello sconosciuto non è un’apertura splendida? Ogni volta che la paura ci pervade, possiamo riconoscerla, accettarla, bruciarla nell’Amore. Sviluppiamo le nostre forze con la meditazione, la condivisione, e il ritorno a se stessi; così la paura si dissolverà.

Possiamo ricreare il mondo ad ogni momento. Stiamo pronti per una vera trasformazione, un’estensione della coscienza, e una gioia nuovissima, che non è stata ancora esplorata. Possiamo sviluppare questa gioia, semplicemente sentendo la vita che circola nel nostro corpo, ci collega alla terra, ci collega al cielo. Allora la gioia scoppia e riempie il mondo. E’ un regalo di ciascuno all’universo.

Nella meditazione, siamo tesi verso un altro piano della coscienza. In questo stato ci avviciniamo all’unità. Una certa forma di meditazione permette l’apertura a un al di là del mondo fisico, collegando l’anima, lo spirito e il corpo. Se rimarremo ancorati alla terra non avremo paura di perdere i nostri punti di riferimenti. Dobbiamo continuare a percorrere il sentiero che ci porta verso un altro stato, verso un’altra umanità più cosciente, più aperta e più gioiosa. Possiamo immaginare uno stato di presenza, presenza a se stessi, presenza al mondo, presenza al tutto.

Le esperienze sono belle da vivere, servono a farci crescere. E ognuno cresce a modo suo. Si chiama “osare esserci”.

*nota

“aussitôt vu, aussitôt  délivré”. Gioco di parole in francese intraducibile in italiano. “Délivré” può essere tradotto “consegnato” (nell’espressione originale) o “liberato” (in questo caso). Dall’espressione inglese “See now, buy now”