Tutto inizia

 

 

 

Gérard Mechoulam

 

TUTTO INIZIA

Traduzione a cura di Maurizio Redegoso Kharitian

 

3e millénaire – Conducete le persone, che assistono ai vostri dibattiti, a risvegliarsi a ciò che esse sono fondamentalmente, al risveglio che é “lo stato naturale” della coscienza. Se é evidente che il risveglio é “diretto o scosceso”, non é altrettanto evidente che un periodo di realizzazione é necessario, in qualche modo un tempo di frequentazione dell’evidenza perduta?

Gérard – Pensare che si conduca qualcuno da qualche parte, in questo contesto, é totalmente illusorio.

Non vi é un “qualcuno” che possa fare non importa cosa, né un “qualcun altro”. Tutto arriva da se-stessi in seno di questa esperienza che faremmo anche bene a chiamare: questo sogno, o questo film. Non é nemmeno comune! E’ unico, é il sogno risvegliato di Ciò che E’, e che noi siamo, non in quanto voi e me, ma in quanto che Questo stesso.

Detto altrimenti, ciò che voi credete di essere non é di fatto che un elemento di un sogno. Così come, la notte, voi potete sognare di voi e d’una moltitudine di altri personaggi, Ciò che E’ si sogna in quanto che tutti elementi di questa esistenza.

Ciò che chiamiamo generalmente “risveglio” é ciò che noi siamo, il nostro stato naturale, Ciò che E’. D’altra parte, come potrebbe esserne altrimenti? Apparentemente Ciò che E’ si dimentica in seno di questo sogno apparente, apparendo nel Suo seno.

Così, noi crediamo che gli “oggetti”- ivi compresi i pensieri, le percezioni, le sensazioni, la memoria, ecc. – apparendo alla coscienza, che il mondo e l’esistenza stessa sono definitivamente reali. Noi li teniamo per veri. Ma non é così: non hanno che la realtà delle immagini d’un film proiettato sullo schermo della coscienza.

La realizzazione non é forzatamente diretta o scoscesa. Invece, per mettere delle parole su questi concetti, quando essa si manifesta attraverso un organismo, é certo che la frequentazione di questa realizzazione si fa quotidianamente e che, generalmente, dal punto di vista dell’organismo, essa s’approfondisce.

  • Nel parlare, come “essere con”, permettono di percepire sempre più e di meglio in meglio le differenti caratteristiche. Non é il risveglio che si approfondisce, é la coscienza che se ne ha.
  • La realizzazione che non vi é del “me”, nessun individuo separato, é ciò che si potrebbe chiamare in questo mondo delle apparenze: il “primo stadio del risveglio”. Non é il più conseguito. E’ “l’entrata nella corrente” di cui parlano i Buddisti che distinguono “quattro stati nobili”.

In questo modo, questo risveglio non é la fine della sofferenza, solamente l’opportunità della fine della sofferenza.

Certamente, una parte essenziale del nostro malessere crolla: la credenza nel pensiero “me” crea una tensione ed un malessere permanente di cui non supponiamo l’importanza fintanto che questa credenza non sia crollata.

Ed assisto, sia in me che negli altri, a questo approfondimento. Le costruzioni mentali continuano a crollare e, in modo più o meno rapido, anche le sensazioni e le percezioni non sono più prese sul serio. Sono conosciute come apparenti in seno di Ciò che E’ e come rivelanti nulla al Suo soggetto.

3e millénaire: Abbiamo constatato come l’appropriazione del risveglio – in termini di stato di risveglio – é abbastanza corrente presso i “nuovi risvegliati”. Sembra che il fatto di crederci non sia come esserci! Come vedete voi questo?

Gérard: Non dimentichiamo che siamo qui nel campo dei concetti. Ciò che E’ conosce tutto ciò che può essere conosciuto e non può egli-stesso essere conosciuto. Non possiamo che esserlo. E non appena ne parliamo, lo tradiamo: “Il Tao che può essere espresso non é il Tao eterno” afferma a giusto titolo il Tao Te King (traduzione di Stephen Mitchell).

Detto questo, si, alcuni prendono delle esperienze mistiche per risveglio, altre mischiano esperienze di risveglio e risveglio. E poi si pone la questione della definizione: vi é risveglio e risveglio.

Come porsi? In modo che può essere creduta l’idea d’una separazione, l’idea di un altrove che il “non-duale” o d’un “al di là” alla prospettiva non duale, l’idea di un qualcuno da guarire o da migliorare, l’idea che é necessario di acquisire una qualità o di riuscire una pratica, l’idea d’un senso, d’uno scopo, o d’una missione da compiere, é che “non vi é”.

Molti hanno visto e sanno dunque in modo indubbio che non vi é individuo separato: la sua assenza é stata chiaramente percepita, lo spazio della coscienza é stato visto vuoto da ogni individuo separato. Alcuni chiamano questo “risveglio” e dicono che delle migliaia possono prodursi prima di ciò che chiamano la “realizzazione”.

La realizzazione é tutt’altro. Essa é definitiva. E’ divenuto impossibile di credere foss’altro che un’istante all’illusione d’un “me”. E’ conosciuto, saputo, visto che non é che un pensiero creduto a torto, il “pensiero-io” di cui parlava Ramana Maharshi. E le paure e le credenze legate al risveglio sono crollate.

E’ ciò che chiamo il “primo stadio del risveglio”. Così, anche se é evidente che non vi é separazione, l’invito prosegue. Non ha più nulla a che vedere con la ricerca così come la conosciamo prima di questa realizzazione.

Non é più una tensione verso l’acquisizione di qualità inerenti a ciò che noi siamo né tentativo di guarire il bambino ferito che abbiamo creduto di essere. Non perché non vi siano ferite, ma perché esse sono legate ad uno o dei pensieri creduti: l’idea che ciò é stato fatto a me, contro di me,  accoppiata da pensieri di rifiuto , di paura, di giudizio… In assenza di tutti questi pensieri, nessuna ferita emozionale può apparire. O ancora, se questi pensieri appaiono e non sono creduti, si produce un semplice inizio, niente si aggrappa e tutto passa, semplicemente.

La risposta a quest’invito, a questa rinnovata interpellanza non é certamente centrata sul perfezionamento di un “me”: é molto chiaro che “io” non può ottenere nulla dai “miei” propri sforzi poiché non vi é un tale “io”!

E’ innanzitutto una stupefazione:

“Ah guarda, una paura, una collera, una tristezza, un entusiasmo emozionale sono provati!”. “Ah guarda, questo mondo é considerato come reale!”, mentre é conosciuto come illusorio. “Ah guarda, la coscienza é focalizzata su questo organismo!”.

In tutti i casi, lo sguardo si pone con tenerezza, delicatezza, amore ed una punta di ricreazione su ciò che si presenta, il pensiero crudo che lo tiene é svelato, e tutto crolla generalmente molto presto in quanto, in assenza dell’idea d’essere un individuo separato, nulla può appartener”ci”, né accader”ci”.

3e millénaire:  Secondo il vostro vissuto, questo inizio apre un nuovo modo di relazione con gli altri o, per esempio, amore e libertà non sono più in contraddizione?

Gérard: E’ da molto tempo già che, consciamente, amore e libertà esistenziali non si oppongono più qui, al contrario!

In realtà, non si sono mai opposti, per nessuno. L’amore libera, non ostacola, permette di dispiegare le sue ali, di ritrovare la fiducia perduta, di approfittare delle comodità necessarie in caso di duro colpo, o di offrire il meglio di se-stessi, di dare e di darsi senza contare, ecc. Ciò che può chiudere, sono le idee a proposito di ciò che deve essere, le paure che generano un desiderio di controllo, un attaccamento, un’idea di possesso…L’amore non é solo permettere all’altro d’essere se-stesso é, quando necessario, l’incoraggiare con la sua sola presenza aperta, vedere renderlo a se-stesso, quali che siano le conseguenze per se-stesso: l’Essenza, l’Amore, Ciò che E’, la Verità – che sono in realtà dei sinonimi – passano prima di tutto il resto.

Per rispondere alla vostra domanda, da un lato noto delle differenze maggiori e dall’altro “io” non mi sento radicalmente “tutt’altro”. Semplicemente più vicino della natura di questo organismo e di ciò che Io Sono. E poi il nostro modo relazionale evolve anche lui, si “approfondisce” nello stesso tempo di ciò che chiamiamo “il risveglio”.

Di fatto tutto appare in ciò che Io Sono. Questo “stato d’essere” si manifesta con la tranquillità, la pace, l’amore, la gioia, ecc. senza causa che sono sempre presenti in fondo. Solo l’intensità dell’esperienza varia ad ogni secondo. Quando l’idea di un io crolla, la prospettiva si modifica: in luogo di credere che sono un individuo separato che vive talmente “di storie” e di pensare che é a “me” che esse arrivano, é realizzato che sono in seno del quale tutto si produce e che ciò che sono non é altro che la felicità, la pace, la gioia, l’amore, l’unità… che cercavo. Diventa anche evidente che “essenza” ed “esistenza” sono une ed indissociabili. In questo mondo di apparenze, oggi, esse sembrano sposarsi, giocare e danzare di concerto ad ogni istante.

Allora, l’amore per tutto e per ognuno non conosce praticamente più gli ostacoli dei condizionamenti passati. E questo non senza conseguenze! Gli altri – ma anche gli avvenimenti, me-stesso e tutto il resto – sono il più sovente semplicemente accettati così come sono, il sorriso sulle labbra. Tutto é generalmente visto così come appariva, senza giudizio portato su ciò che accade né su ciò che é detto, pensato o fatto. Ma non sempre! Salvo che i giudizi non possano perdurare più di qualche secondo: né giudicati né rifiutati, sono quasi immediatamente percepiti come erronei e crollano da essi-stessi. Nello stesso modo, la paura é quasi scomparsa e allorquando sopraggiunge, é più divertente di ogni altra cosa: la paura della paura é scomparsa.

Ma non crediate che tutto sia sempre rosa! La vita prosegue il suo corso con le sue sfide quotidiane. Dei condizionamenti continuano a svolgersi. E fintanto che non sono totalmente visti, essi perdurano: la barca – l’organismo corpo-mente con i suoi condizionamenti – continua sulla sua andatura mentre il motore – la credenza nell’idea di un “me” – é definitivamente stoppata. Per esempio, mi capita di averne abbastanza di ciò che accade, o di reagire vivacemente ad un tale comportamento “non allineato”. Ma non appena che questo é visto ed accettato, tutto cade all’istante, il sorriso ed il divertimento riemergono in superficie. Gli avvenimenti non lasciano traccia o mai molto tempo.

In ogni caso, nulla di ciò che accade al livello relazione é immobile. Nessun modello da seguire o verso il quale tendere. La vita é movimento e le relazioni ne fanno parte.

Invece, l’assenza di ogni bisogno “egotico” rende libero da tutto e da ognuno. E con la realizzazione, tutto é vissuto ben più “direttamente”, generalmente senza paura, senza attesa, con totale implicazione dunque pienamente, ed in tutta libertà, il sorriso interiore sulle labbra, in Verità, con questa etica di fondo che altro non é che rispetto di se-stessi, dell’essenza di ognuno e di Ciò che E’.