Il risveglio è l’ inizio del cammino

LIONEL CRUZILLE

 

“IL RISVEGLIO E’ L’INIZIO DEL CAMMINO”

Traduzione di Maurizio Redegoso Kharitian

 

   La questione del risveglio é spesso soggetta a dibattito. Regnano nell’ambiente spirituale molti offuscamenti riguardanti la questione del risveglio ed anche molti sogni, estrapolazioni e puri fantasmi. Vi invito dunque alla più grande circospezione, a fare appello al vostro senso critico ed altrettanto alla vostra fiducia nella Via e nell’istruttore che seguite forse già.

E’ un sottile equilibrio da trovare, ma é qui una delle grandi virtù dell’autentico discepolo di riconoscere un cammino autentico. Per intraprendere questa questione, e benché io sia su un cammino di spiritualità laica, vado a riprendere a grandi linee ciò che definisco la griglia di lettura sulle tappe d’integrazione del risveglio che utilizza Jack Kornfield nel suo libro Dopo l’estasi, il detersivo e che é tratto dal buddismo Theravada. Utilizzo questo in quanto ha il merito di essere sia chiaro che conosciuto (meglio riconosciuto). Tuttavia, vi invito a vedere al-di-là di ogni forma e tentare di gustare il fondo del soggetto.

   Per iniziare, distingueremo ciò che nominiamo risveglio e la Realizzazione. Ho incontrato differenti istruttori e maestri spirituali per cui il risveglio é di fatto l’inizio del Cammino. E’ del tutto fuorviante, la prima volta che vediamo chiaramente, ciò che questo approccio significhi. Le implicazioni di questa affermazione mostrano che vi é inizialmente una sorta di propedeutica alla via. Una preparazione che può durare un certo numero di anni e in cui si é ciò che la maggior parte chiamano “un cercatore spirituale”.

   Durante questo tempo, necessario da un certo punto di vista, ognuno cerca veramente ed a tutti i livelli. I cercatori possono anche perdersi nella loro ricerca in quanto i rischi di confusione, di saltare di seminario in seminario come sfinimento ed erranza sono notevoli, assai più se la sofferenza interiore é grande e negata. Numerose trappole possono segnare il cammino del cercatore, di cui la più grossa sarebbe attualmente un sincretismo maldestro ed il materialismo spirituale.

   Gli scogli sono frequenti semplicemente perché il cercatore é, come indica il suo nome, qualcuno che cerca. E’ dunque l’ego che cerca, e non é né bene né male, é così. Cerca attraverso la sua sofferenza, le sue nevrosi, le sue passioni emozionali ecc. Siamo qui ben lontani dall’impegno profondo del discepolo.

   Sta di fatto che il cercatore non é dunque, per definizione, qualcuno che trova. E’ uno specialista della ricerca, cosa che pone una questione. Alcuni si rifiutano più o meno consciamente di prevedere di “trovare”, ciò che é una terribile trappola del mentale, in quanto si ritrovano così di fronte a delle credenze del tipo: “il risveglio non é per me, ma unicamente per i grandi lama ed altri eroi della spiritualità” ecc. Il risveglio esisterebbe, si forse, ma certamente non per essi. Ora, vi é qui un non senso. La Realizzazione completa é senza dubbio riservata ad una manciata (“vi sono molti chiamati, pochi eletti”) ma non il risveglio. In quanto il risveglio é l’inizio della Via.

   E’ importante precisare che la ricerca spirituale non é del tutto da rifiutare in quanto é il più spesso necessaria ed utile sotto diversi aspetti. Ed é anche grazie ad essa che può generarsi un giorno una tale “frizione” interiore che porta a liberarsi completamente. E’ anche qui il più spesso la sua ragione d’essere: creare una frizione generata dallo stato di ricerca. La ricerca in quanto preparazione alla Via autentica serve da “prelavaggio” se posso osare. Questa tappa crea una prima rimessa in atto del “piccolo io”, che può crescere fino ad un punto di saturazione come si crea improvvisamente una cancellazione dell’ego, il più spesso momentanea. Da quest’abbandono, da quest’apertura di coscienza, può nascere la nostra prima esperienza di risveglio. Più o meno grande, più o meno profonda e che durerà più o meno lungamente. E’ la prima tappa menzionata dal buddismo Teraveda: “Entrare nel flusso”. Kornfield ne parla in questi termini:

   Questo ingresso nel flusso sopraggiunge quando assaggiamo per la prima volta il sapore della libertà assoluta del risveglio: una libertà del cuore, al di là di tutti i condizionamenti mutevoli del mondo. L’entrata nella corrente apporta un cambiamento di comprensione stupefacente.”

   Ciò che importa di conseguenza, é che la nostra ricerca iniziale ci ha condotti ad una “capitolazione”, ad una profonda presa di coscienza che si apparenta ad una resa per condurci a qualcosa di più grande di noi. Un’Apertura s’è creata sulla nostra autentica natura. Questa Apertura di coscienza può essere chiamata satori, risveglio, ecc, in quanto abbiamo scoperto ciò che possiamo chiamare: la Coscienza Una, il Sè, il regno di Dio al di dentro di noi, la nostra Natura di Buddha ecc. Vediamo che tutto é collegato, che l’ego é un’illusione (certamente talvolta molto utile), che tutto é perfetto, puro, semplice, interdipendente ed effimero. Scopriamo (noi non lo costruiamo dunque) che siamo questa Pace indicibile. Siamo già ciò che noi cerchiamo. Ma questa volta, non é più un insegnamento esteriore: é un’esperienza.

   Questo cambiamento cruciale fa del cercatore un discepolo. E’ chiaro che vi é un prima ed un dopo questa tappa.

   L’ego si é cancellato, almeno momentaneamente. Vale a dire che il cercatore spirituale non cerca più in quanto, ormai, ha visto ciò che cercava. Ha con ciò anche capito e sperimentato (più o meno profondamente) che ciò che cercava non é differente dalla sua natura profonda e che, in verità, non é tagliato da questa che dai veli dell’illusione, i pensieri, le emozioni, ecc.

   Prima di vivere ciò, occorre che il cercatore spirituale osi credere che il risveglio é possibile anche per lui. Gli occorre rimanere fiducioso. Credere che non é solo per gli altri. Comprendere questo, é anche uscire dal “conforto” di essere un cercatore spirituale a vita per osare di entrare allo stesso piano sulla Via propriamente detta. E’ osare la frizione menzionata più in alto. La postura del cercatore spirituale comporta in se una certa forma di fuga se perdura troppo a lungo. Questa fuga é propria al funzionamento del mentale stesso poiché condiziona la pseudo “conclusione” – il risveglio – ad un avvenire ipotetico che, per definizione – non può essere condizionato (la Coscienza Una, il Se, ecc.).

  In altri termini, il risveglio é sempre adesso e non dipende da cause del tipo “quando i miei figli saranno grandi”, “quando avrò terminato la mia terapia”, “quando sarò stato per 15 anni in India” ecc. In quanto, restando in questo approccio illusorio, facciamo il gioco del mentale – lo stesso che in quanto cercatori cerchiamo di superare. Respingiamo così sempre a domani. Così, sarà sempre per domani. Il mentale fa con il risveglio ciò che fa con ogni cosa: etichettare, condizionare, tentare di controllare, giudicare, comparare, ecc. Il risveglio é allora sempre per gli altri, mai per noi. Il mentale ha allora vinto…

   Salvo se ad un dato momento, saltiamo nello sconosciuto. Abbandoniamo allora tutta questa lotta interiore contro noi stessi ed il Reale. Capitoliamo ed “entriamo nella corrente”. Ma non é l’ego che vive il risveglio: “questo” si rivela. L’ego – ed il mentale dunque – capitola e l’esperienza si fa.

   Da colui che cerca (talvolta senza troppo sapere d’altra parte cosa), il cercatore spirituale diviene dunque colui che ha visto. Ciò implica in seguito un’autentica pratica e tutta la forza e la leggerezza del guerriero spirituale. E’ qui che possiamo parlare dello spirito del guerriero pacifico in tutto il suo splendore: il sacro fuoco di colui che é coinvolto anima e corpo. Cercare, e sognare il proprio cammino, é facile da un certo punto di vista. Praticare ed integrare il risveglio nella sua esistenza, dopo l’ “entrata nella corrente” lo é molto meno. Semplicemente perché a meno di un risveglio perfetto completo, ciò che é raro e che nominerei piuttosto qui “Realizzazione”, i meccanismi antichi ritornano.

  Certe forme di disordini e di ombre ricompaiono dopo il primo risveglio.

  A questo punto dell’entrata nella Via, l’impegno deve essere chiaro ed intero. Vediamo qui la necessità di essere su una Via completa e seria e di essere in una determinazione coerente sia dolce che ferma.

   Così, dopo questo primo risveglio, la Via (ri)comincia e tutta la propedeutica prende il suo senso. Abbiamo visto ed assaggiato ciò che cercavamo. Oramai, ogni forma di Pratica sortita dalla Via che seguiamo mostrano tutta la loro pertinenza e devono essere esercitate più che mai per purificare, accettare e lavorare con tutto ciò che deve l’essere. Il risveglio ci apre la Via conducente all’integrazione di questo e ci conduce dunque verso la Realizzazione, sottinteso: Realizzazione completamente integrata del risveglio sul corpo fisico, sessuale, emozionale e mentale. Questa tappa é la seconda che é, sempre secondo la griglia di lettura scelta: “Ritornare ancora”. Ecco un estratto della spiegazione di Kornfield:

   “Ottenere la seconda tappa richiede un’attenzione costante, sensibile alla sofferenza che si verifica quando ci aggrappiamo ai nostri desideri ed alle nostre paure, alle nostre idee ed ai nostri ideali. Quando comprendiamo queste forze della vita umana, esse perdono la loro influenza su di noi. Per finire, una realizzazione profonda fa scomparire in modo significativo le forze più potenti di desiderio, di introduzione, di collera e di paura. Compiamo allora la seconda tappa.”

   Possiamo prendere un esempio che conoscete forse per immaginare questo lavoro sullo svolgimento del primo risveglio fino alla tappa seguente. Immaginate un appartamento di cui la stanza principale sarebbe ingombrata, disordinata e immersa nell’oscurità. Siamo nel buio, al cuore di questo luogo. E’ la tappa 0, la ricerca. Sappiamo che soffriamo e cerchiamo una soluzione. Brancoliamo, inciampiamo sugli oggetti, non vediamo nulla. Una guida deve aiutarci per evitare che ci feriamo. Poi, d’un colpo, la luce s’accende. Inizialmente, non vediamo nulla. Quindi, con la luce accesa, vediamo chiaramente tutto il disordine (i desideri contraddittori del mentale, le ferite ancora attive, ecc.). Niente é cambiato nella stanza stessa se ciò che vediamo chiaramente é ciò che si trova, ciò che é. Non siamo più ciechi nel reale. E’ la prima tappa.

   Ma la luce ha anche una sfumatura, é un reostato. E’ accesa ma non a piena potenza. E ci sono anche le altre stanze dell’appartamento che sono ancora nell’ombra. Tuttavia, possiamo già cominciare a mettere in ordine la stanza sotto piccola luce. Aumenteremo la luce in seguito per andare a pulire sotto il divano, i tappeti, negli angoli. Per poi in seguito passare alle altre stanze, immagine dell’integrazione al livello del corpo emozionale, corpo fisico, ecc. Camminiamo verso la seconda tappa.

   Certamente, tutto ciò é simbolico ed ha dunque i suoi limiti, ma questo rende bene. Questo mostra anche che la nostra Pratica deve continuare, qualunque sia secondo la vostra via – di conoscenza, di devozione, ecc. L’immagine delle cose da mettere a posto e da pulire indica perché alcuni testimoniano, sempre nell’eccellente libro di Kornfield, delle difficoltà dopo delle esperienze – anche forti – di risveglio. La Via inizia dopo il risveglio. Sotto questa angolazione, vediamo che il risveglio é del tutto differente dalla Realizzazione che é l’integrazione di questo stesso risveglio. Tappa che può prendere dei lunghi anni: il tempo di integrarsi nell’insieme del nostro essere. Integrare questo risveglio al cuore stesso del quotidiano é la vera grande sfida. Ci chiede una profonda coerenza, un’intenzione forte, e nello stesso tempo una grande benevolenza ed altrettanta perseveranza per sperimentarlo al cuore stesso del nostro quotidiano: con il nostro compagno (compagna), il nostro capo, la nostra famiglia. Ma anche viverlo nei nostri desideri, le nostre paure, il nostro corpo. E’ qui l’avventura di tutta un’esistenza. E’ IL grande affare d’una vita umana.

   Se talvolta delle grandi fasi di risveglio e di pace s’elevano in seguito in noi, é frequente che esse siano seguite da periodi di turbolenza che sono di fatto altrettanto approfondimento della Via, delle fasi di purificazione, di comprensione più profonda ancora. Questo come fine che noi vediamo la nostra ombra per liberarcene. La Via lavora in noi, talvolta anche senza che ce ne rendiamo conto.

    La Via non é lineare e non segue una logica che l’intelletto, anche affinato, potrebbe apprendere. Vi é ciò che noi facciamo per le nostre pratiche (secondo la via che seguiamo), che dipende dal nostro discepolo interiore e vi é l’opera del Divino o dell’Universo, se preferite. Una parte enorme ci sfugge dunque completamente.

   La nostra Pratica deve dunque continuare, approfondirsi ed affinarsi, che sia prima, dopo o durante e senza che noi cerchiamo troppo a situarci ad una forma o l’altra di scala graduale, anche se questo ci sembra a volte pertinente. Tutte le scuole religiose o no non sono d’altra parte d’accordo con queste definizioni né anche sui criteri proposti.

   Il risveglio iniziale é un’esperienza incredibilmente semplice, pura, diretta, nuda. Ma come lo  indicano gli Antichi, la Via non si arresta. In verità, non si arresta mai. Una forma “di amore della verità di ciò che é” deve dimorare al fine di riconoscere le nostre debolezze, i nostri errori, le nostre difficoltà e di “abbandonarsi ad esse”. E continuare così la nostra pratica. Questa diviene del resto non più una “pratica” ma piuttosto un arte di vivere. Questo modo di vedere la Via é anche ciò che fa il prima ed il dopo risveglio: la Via non é più esteriore a noi. La Via é in noi, tutto il tempo. Questo diviene un processo molto organico, profondamente in noi.

   Secondo la tradizione Theravada, ne segue la terza tappa che é il “Non-ritorno” che denota l’installazione della Pace in noi-stessi, allora di rado perturbata, seguita dalla quarta tappa, il “Grande Risveglio”. Questo “Grande Risveglio” é a mio avviso quello che é spesso confuso con il risveglio primo. Ora, é di fatto la “Grande Realizzazione”. E’ una tappa della purificazione e dell’integrazione così avanzata che esce totalmente dai concetti mentali abituali: é difficilmente comprensibile. La Tradizione afferma che rari sono coloro che raggiungono questa tappa. Qualunque cosa avvenga, la nostra pratica consiste nel vivere ciò che é, e non ciò che il “piccolo io” vorrebbe che fosse.

   E ancora, partiamo da dove siamo oggi, qui e adesso. Con ciò che é, al di dentro di noi e al di fuori di noi. Ed anche, non sognando più il nostro cammino, ma facendo uno con il reale, noi possiamo partecipare alla Grande Danza e perseguire la nostra Via.