Il caso unico di Jeanne d’Arc nella storia di Jean -Louis Siémon

– Da “ inediti” di 3millenaire, a  cura di Luciana Scalabrini

Più di una biografia è stata pubblicata su di lei. Esiste però un libro, essenziale da consultare di Marcel Poullin. Vi figurano anche i resoconti degli interrogatori, pubblici e segreti a cui Jeanne è stata sottoposta, durante il suo processo a Rouen, presieduto da Cauchon, il perfido vescovo di Beauvais.

Si è molto parlato delle sue voci; in realtà si è trattato più generalmente di visioni, accompagnate da voci ( che non venivano da Dio ). La prima volta è san Michele che si rivela in un’aura di luce. Lei aveva 13 anni. San Michele era attorniato da angeli.
Le visioni- voci si ripetono molto di frequente , mettendo in scena altre figure , rispettate particolarmente dai buoni cristiani: l’arcangelo Gabriele e due santi, santa Caterina e santa Margherita. Da allora Jeanne non ha più paura: desidera quegli incontri che la confortano nella fede e la guidano nella sua via di  giovane conosciuta per la sua dolcezza, la sua devozione, il suo carattere compassionevole verso i poveri. Una creatura amata da tutti.

Ma, in capo a tre anni, le cose si precisano: Michele le ordina di andare in aiuto al re di Francia CarloVII, il cui regno si stendeva allora  fino ai confini della Lorena, dove viveva Jeanne, a Domrémy; il re era uno sconosciuto per la povera gente di quel posto appartato, spesso vittima delle scorribande dei Borgognoni che servivano nei paraggi (la famiglia di Jeanne era stata vittima di uno di quei soprusi: messe bruciata, distruzione di una parte della fattoria, ecc).

Dunque, verso l’età di 16 anni, Jeanne riceve la sua missione, con le istruzioni necessarie per seguirla. Trova il mezzo di allontanarsi dalla casa paterna (per una buona causa: seguire un parente ammalato) ; dapprima si recò a  Vaucouleurs, domandò al signor di Beaudricourt il mezzo per andare dal re, a Chignon. Sicuramente ci volle molta pazienza e perseveranza per una giovane di 16 anni, che voleva essere ricevuta da un tal personaggio. Alla fine ottiene quello che vuole, come il suo angelo le aveva comandato. Parte, vestita come un cavaliere armato, accompagnata da due cavalieri e da 4 uomini di scorta.

Domrémy-Chinon : 150 leghe, circa 600 km. Un pezzo di cammino su strade poco sicure, con i Borgognoni spesso vicini; ma Jeanne deve beneficiare di qualche protezione. In capo a una dozzina di giorni, ecco il castello di Chinon. I viaggiatori sono alloggiati là, nella torre di Coudray. Dopo qualche giorno di attesa, e di tergiversazioni da parte del re, Jeanne è ammessa nella sala dove il re, in abito molto semplice si trova assieme ad altri gentiluomini. Jeanne va dritto da lui e s’inginocchia ai suoi piedi. Ma no!, il re è lui, dice Carlo VII, mostrando un ricco signore! Jeanne insiste: sa chi è il sovrano. Inizia un dialogo. Jeanne rivelerà  un segreto che il re è solo a conoscere. Egli si lascia convincere, ma prima di ogni decisione, Jeanne dovrà subire tre settimane di interrogatori con gente di chiesa, incaricata di verificare la autenticità della giovane, che potrebbe essere presa per una strega, e la legittimità della sua impresa. Alla fine di tutte quelle prove il programma di Jeanne è approvato: andrà prima  a liberare Orléans e il re andrà a farsi consacrare a Reims.

Alla sua età, senza accompagnamento militare, Jeanne non è una combattente di prima linea, ma ha una tale determinazione, una fede nella sua missione, che si è confermata ancora quando ha ottenuto dal re ciò che gli angeli le avevano dettato di fare, un tale carisma contagioso, che galvanizza i guerrieri che l’accompagnano, con l’incoraggiamento e gli aiuti necessari degli abitanti di Orléans stremati per l’assedio prolungato degli inglesi alla città.  Essa arriva ad entrare, a sollevare i difensori scoraggiati. In poco tempo gli inglesi levano l’assedio, l’8 marzo 1492. E questa volta Jeanne viene creduta: il re si decide a partire verso Reims. Ancora qualche combattimento (la battaglia di Patay, il 18 giugno) ed ecco la città dove Clodoveo è stato battezzato da san Remi, un tempo (nel 496), la città dove ora i re di Francia sono consacrati alla loro condizione reale: tanto che Carlo VII non era stato consacrato a Reims, non era che il Delfino. C’era un altro pretendente, Enrico VI, posto come candidato al trono dagli inglesi. Doveva stabilirsi a Parigi, ciò che gli avrebbe conferito un prestigio non trascurabile, ma il 17 giugno 1429 il solo re legittimo era ormai CarloVII.

A Reims Jeanne poté sognare che la sua missione era compiuta.
Però il re non voleva che tornasse a Domrémy da suo padre. Inorgoglita dai suoi successi lei riprende la sua lotta per tentare di liberare tutto il regno. Ma questa volta la fortuna non l’assiste. Non può prendere Parigi. Bisogna dire che il re non la sostiene più. Alla fine a Compiègne assediata dai Borgognoni, finisce per cadere nelle mani del nemico che la vende agli inglesi (novembre 1430)
Si conosce il seguito. Si ritrova prigioniera a Rouen dove, dopo un memorabile processo, finisce la sua vita nel rogo, il 30 maggio 1431. Ha poco più di 19 anni. Carlo VII non si muove per soccorrerla.
È vero che qualche mese prima aveva nobilitato Jeanne e la sua famiglia, ma ora la abbandona al suo destino.

I verbali del processo sono notevoli per la forza d’animo, la fiducia in sé e la saggezza di cui Jeanne ha potuto fare prova nelle risposte che ha dato alle perfide domande che le facevano. Bisogna dire che le sue voci- visioni non l’abbandonarono in quell’ora critica e sostennero la giovane nella sua incrollabile devozione. Condannata al rogo, come eretica, agli occhi dei custodi della fede cattolica non ha mancato di suscitare gravi turbe nella buona coscienza di più di un dignitario e prelato che seguì il processo. Successe perfino che un inglese gridò dopo la morte di Jeanne: “ Abbiamo bruciato una santa…”

Alla fine la sua causa fu apprezzata, lei fu riabilitata, il 7 giugno 1456. Ancora un po’ di pazienza e la santa chiesa la canonizzò. Più di una statua venne eretta nelle città della Francia, alla memoria di Jeanne d’Arc e la sua festa scritta sul calendario il 30 maggio.

Prima di concludere questo breve scritto biografico bisogna ancora dire una parola sui poteri di chiaroveggenza della nostra Jeanne. Per esempio, il giorno del suo arrivo a Chinon, un soldato la canzonò pesantemente, giurando su Dio. Lei rispose: “ Come potete rinnegare Dio quando siete così vicino a morire?”
La sera stessa quel soldato cadde nell’acqua e annegò.(Da qui le pesanti accuse di stregoneria che pesavano su di lei e gli esami che subì)
Più tardi , anche in prigione, sapeva che da lì a 7 anni gli inglesi sarebbero stati cacciati dalla Francia. Aveva avuto delle premonizioni riguardanti una ferita che avrebbe ricevuto o la sorte che l’attendeva, ecc. Rivelò anche l’esistenza di una spada nascosta, sepolta dietro l’altare di una chiesa. A Chinon aveva dato un segno segreto al re ( più di 300 persone l’avevano visto, ma Jeanne rifiutò rifiutò di rivelarne la natura ai giudici del processo di Rouen):

Allora, che concludere da questa rapida inchiesta?

Jeanne d’Arc : strega? Medium? Mistica illuminata, isterica? Ecc, ecc… Tutte le ipotesi sono ammesse, per sbarazzarsi da un caso inquietante. Ma i fatti sono lì, con centinaia di testimoni per provarli. Nessuno ha visto gli angeli, con la loro luce e le loro voci che chiamano all’azione o incoraggiano a perseverare. Per quello si dovrebbe dubitare dell’intervento di una o più entità spirituali di alto livello nella vita di una giovane purissima, compassionevole e pronta a  votarsi ad una causa di cui sentiva tutta la nobiltà e l’urgenza? Lei, un soldato che non ha mai ucciso un sol uomo con le sue mani in tutte le battaglie che ha combattuto. E non si venga a parlare di debolezza femminile che avrebbe dovuto impedire in quella adolescente un tale impiego di energie nel nostro secolo, che scopre le straordinarie prodezze di più d’una giovane, che si mostra capace di imprese che sfidano l’immaginazione: come Maud Fontenoy che verso la fine del suo 23° anno si è lanciata, sola, nella traversata dell’oceano Atlantico (poi, due anni dopo del Pacifico) prima di fare il giro del mondo a vela, percorrendo 14500 km sempre da sola, superando tutti i pericoli di una tale impresa!

Disgraziatamente il caso di Jeanne d’Arc non è citato da nessuno dei testi della letteratura teosofica a nostra disposizione. Non si può però  non vedere, nella sua avventura, un esempio dell’intervento probabile della Loggia dei Maestri nello svolgimento degli avvenimenti storici che riguardano un paese o molti gruppi umani legati da un destino comune. Niente impedirebbe anche di pensare che la giovane Lorena è stata presa a carico da un Nirmanakaya, per compiere una missione importante, a una svolta della storia di Francia.
Senza dubbio Jeanne  aveva una disposizione karmica per quella vocazione e niente poteva ostacolare in lei, così pura, così devota e disponibile a quella presa in carico da un Adepto avanzato del Muri di Guardia dell’umanità, per realizzare l’azione- sacrificio che i tempi esigevano a quell’epoca.
Senza di lei, senza l’intervento miracoloso di un tale Adepto, che sarebbe stato del regno di Francia? Ci sono delle urgenze che non sappiamo giudicare, ma che la loggia dei maestri è sufficientemente cosciente per portala ad intervenire, quando il karma lo permette.