La reincarnazione di Maud Forget

10/06/2010

Rivista Energia Vitale No 10. Marzo-aprile 1982)

La credenza nella reincarnazione, termine occidentale di recente creazione che si deve ai teosofi, è comune a tutte le popolazioni del continente asiatico di qualunque etnia.  Questa credenza esisteva in Europa fino all’avvento del Cristianesimo; c’era anche tra i primi cristiani e di conseguenza nella vita ordinaria di ogni religione e di ogni filosofia, sia nel buddismo ateo o nell’induismo, avendo questo il culto dei rappresentanti della trimurti,brama, visnu e shiva. Presso i primi cristiani Origene è uno dei rappresentanti più noti, e crede nella reincarnazione.

E’ difficile per un occidentale comprendere le civiltà orientali che si basano su quella credenza e le sue conseguenze nella vita quotidiana, difficile per un occidentale ateo o giudeo-cristiano, qualunque sia la religione che incontra, buddismo o induismo, o una delle numerose sette asiatiche: Jaina o Sikh, o Parsi, derivata da Zoroastro della religione persiana. Obbiettivo unico  è la liberazione, moksa:  liberarsi dalla legge inesorabile del Karma che lega al samsara, o alla ruota delle rinascite.

Quelli che, con le rinunce ( vairagya) arrivano prima degli altri allo scopo,  sono gli yogi, la cui disciplina accelera il processo evolutivo e permette di ottenere la libertà qui ed ora.

La trasmigrazione in sanscrito si dice pretyashava. Preta: il defunto nel mondo dei sempre viventi che sono i morti, secondo la felice formula di Aurobindo, e shaya, cadavere.Pretyashava si può tradurre con nascita dopo nascita.

In India la credenza della rinascita è importante, popolare e tradizionale; è questa credenza la base di ciò che segue.

La costituzione dell’uomo secondo il vedanta:


Secondo la tradizione vedantica, l’uomo si compone di tre corpi: sharira

—un corpo fisico,  Sthula Sharira

—Un corpo sottile , Sukshma Sharira, che i tibetani chiamano  « corpo d’Arc-en-Ciel »

— e un corpo causale, Karana Sharira.

E’ il corpo sottile che trasmigra, anche chiamato Linga Sharira «il corpo che è il segno».

Esso è formato dai primi sviluppi della natura,prakriti, cioè dei 18 costituenti enumerati dal samkya

L’intelligenza impersonale, buddhi,anteriore all’individuazione è chiamata gran principio,mahan, senso dell’individuazione, ahamkara, il mentale, manas.

Le cinque facoltà di sensazione sono udito, tatto, vista, gusto e odorato.

Le cinque facoltà d’azione sono la parola, l’afferrare, il camminare, l’escrezione e infine,le cinque qualità sensibili allo stato primigenio sono: sonora, tangibile,visibile, sapida e olfattiva. E’ il corpo sottile indistruttibile  fino alla liberazione, che trasmigra da un corpo all’altro, portando con sé tutte le impressioni residue, le tendenze e le caratteristiche dell’individuo; è in questo corpo che dimora  il Jiva nello stato di sogno, svapna, dove non ha coscienza che di oggetti interiori a lui, antarprajna, e vive in un universo mentale.

Il Jiva, il principio vitale- l’Essere vivente.

E’ il corpo sottile che permette al Jiva di ricevere l’esperienza del mondo con i sensi. Il Jiva non controlla il mentale e il corpo, non è che uno strumento di cui ha bisogno per la sua evoluzione.

Secondo le credenze tradizionali,sta in una cavità del cuore durante il sonno profondo, mentre sta nel cervello durante la veglia, e questo darebbe parzialmente ragione a Cartesio che situa l’anima individuale nella ghiandola pineale.

Al di là della nostra vita, l’Atman è il testimone che non subisce l’influenza degli oggetti che illumina, lAtman è distinto dalle modificazioni del corpo e della mente.

Il  Jivatman è la coscienza condizionata,  il Paramatman è la coscienza informale, l’Atman la coscienza universale.

Jivatman : il Jiv più l’Atman è il Jivatman.

Quando il Jiva muore,l’Atman lo lascia ed entra in un nuovo corpo; tutte le azioni compiute dal Jiva producono dei frutti che l’Atman porta con lui quando abbandona il corpo.Le Upanishad preparano a comprendere che al di là della vita l’Atman è come il testimone che non subisce l’influenza degli oggetti che illumina. L’Atman è distinto dalle modificazioni del corpo e della mente.

E’ per ignoranza che l’ignorante Jiva ha confuso il corpo mortale impuro con l’io puro e immortale.

C’è una differenza tra il concetto buddista e il concetto vedantico.

Il buddista nega l’esistenza dell’ Atman(anima). Per questo il buddismo deve essere considerato una filosofia e non una religione.Budda, interrogato sull’esistenza dell’Atman, risponde con il silenzio.

E’ l’ignoranza che fa nascere il desiderio e il desiderio che spinge l’uomo all’azione; suscita le prove di cui ha bisogno per la sua evoluzione.

Questa concezione esige che lo si accetti e proibisce di gettare su un eventuale destino ineluttabile le prove che bisogna subire .

Nella Prashna Upanishad, il destino di un morente, la cui anima è illuminata è descritto come segue:

I 16 elementi del corpo sottile che sono nell’anima scompaiono quando l’individuo è giunto al fine supremo. Egli è libero, è un Jiva-mukta. Non dovrà più incarnarsi, potrà però farlo in uno spirito di sacrificio per aiutare l’umanità.

Sono pochi gli yogi che arrivano a moksha,  quattro o cinque per generazione al massimo; sono oggetto di una grande venerazione e in India generano veri culti. Attualmente non ce ne sono all’altezza di considerarsi liberati.

Tra quelli che sono famosi possiamo citare: Ramakrishna, Ramana Maharshi, Ramdas; una yogini ancora in vita Ma Ananda Mayi, ma annunciò la sua fine tra qualche mese (è morta il 28 agosto 1982)

La tradizione mostra che la presenza di questi grandi esseri  salva l’umanità dalle sue prove più pesanti. Possiamo sperare che in segreto ne esistano ancora.

Traduzione: Luciana Scalabrini