L’arte nella vita del ricercatore

 

BETTY

L’arte nella vita del ricercatore

Traduzione a cura di Maurizio Redegoso Kharitian

   “Lo slancio artistico risvegliava in me lo stupore, il richiamo interiore alla bellezza assoluta. Questo slancio sembrava sgorgare direttamente dal più profondo del mio animo, non da me, questa donna che sembrava avere un quotidiano banale. Questo slancio sembrava venire da un’altra frequenza! Cercavo di mantenere questo stato creativo che non durasse e si esaurisse secondo il piacere del tempo. La ricerca della bellezza riprendeva anche l’angoscia e l’insoddisfazione. Mi interrogavo sulla bellezza del mondo, della natura, degli oggetti, dei suoni, la mia bellezza interiore e quella degli altri”.

   La creatività proviene da un’altra forma di coscienza? Una porta può accedere alla spiritualità, all’atemporale? Volevo arrivare al divino, volevo comunicare con la vita e soprattutto che essa comunicasse con me, che mi facesse segno. Eppure constatavo che, nè le mie creazioni nè le mie valutazioni mi soddisfacevano. Mentre ero in costante ricerca di maggiore bellezza, me ne isolavo.

   Chiamavo “creare” l’arte di riorganizzare le forme, di combinare i colori. Vale a dire, creare partendo… dal già creato. E’ come se prendessi delle foglie morte ai piedi di un albero e che le re incollassi sui rami pretendendo: “è più bello con il mio tocco personale…!” Pretendevo di essere dunque il creatore di una riorganizzazione del “già creato”. Mi vestivo di gloria riducendone la bellezza ad un oggetto che serviva a mantenere la mia completa potenza. Cercavo la bellezza eterna, la fonte viva nel mondo temporale della forma. Uno stato di confusione, di malessere, cresceva e persisteva. Il personaggio che credevo di essere si definiva come un artista ed un cercatore spirituale. Aspirava all’eternità e sentiva confinato in un corpo che fatalmente si dirigeva verso la morte. L’incoerenza e l’ignoranza mi facevano soffrire. Non avevo dunque accesso a questa simbiosi tanto sperata con il cuore vibrante della vita.

Che cos’è la creazione artistica? La creazione artistica è il risultato di un’attività corporea o l’idea che ne facciamo. L’arte si indirizza ai sensi, alle emozioni ed al mentale. Cosa ci procura l’arte? Che cosa ci attendiamo da essa? La risposta è: un’emozione, una sensazione od una riflessione, evidentemente. Può essere la soddisfazione, il piacere, la pace, l’angoscia o questa rassicurante impressione di toccare la bellezza del mondo, di avere il privilegio ed il merito di aprire la porta dello sconosciuto.

Può il ricercatore di bellezza definirsi attraverso un’educazione raffinata, una sensibilità particolare, un gusto certo? Osservate che si tratta di una rivendicazione personale fondata sulle proprie conoscenze ed esperienze.

I dibattiti attorno alla bellezza sono delle lotte di potere mascherate da discussioni raffinate ed intellettuali, dibattiti sulla personalità. Dei personaggi valutano le loro illusioni e cercano degli alleati. Questo chiacchiericcio serve a provare a noi stessi la nostra particolarità e dunque ad isolarci dalla bellezza! Dove si trovano la spontaneità e la freschezza nella valutazione sensoriale, emozionale o intellettuale della bellezza? Chi pretende essere uno specialista della bellezza? Il personaggio che crediamo di essere, questo personaggio che sogna di avere ragione e che non fa che ruminare le sue proprie impressioni passate.

Come valutate la bellezza? Comparandola, valutandola partendo dal vostro punto di vista personale. Questo punto di vista generato dall’accumulo delle vostre esperienze sensoriali, emozionali ed intellettuali, cioè delle esperienze passate.

Allora a cosa possiamo comparare la bellezza? A niente! Comparare le bellezza, è imprigionare il fremito della vita e ridurla ad un’immagine morta. Compararla, è violentarla. Rubricare la bellezza, ridurla ad un ricordo, è diventare prigionieri del proprio museo.

Qual’è la vera natura della bellezza senza l’interpretazione? La bellezza è il vivente, il muovente, un’estasi globale nell’istante. La bellezza è l’inimmaginabile comunione della vita che anima nell’istante l’interezza della sua manifestazione. La bellezza, è la Vita che gioca innocentemente e disegna delle opere d’arte viventi. Come il bambino che si diverte a fare delle bolle di sapone, la vita si diverte a creare delle forme effimere che ballano nel mondo della forma. La bellezza si rivela ovunque. Nessun bisogno di ricordarsene; si illumina e si consuma nell’istante. Siamo talmente sofferenti nel mondo del sogno che tutto ciò che cerchiamo, è sfiorare un pò di bellezza per sollevarsi da questa impressione di isolamento. Siamo in carenza del bello, dunque cerchiamo di crearlo per colmare questo buco che ci sembra di avere nel cuore.

Occupati a sviluppare le nostre capacità intellettuali, preoccupati dalla ricerca di nuove sensazioni, ossessionati dalla regolazione delle nostre emozioni fluttuanti, ci siamo perduti nel nostro mondo e queste molteplici preoccupazioni ci mascherano la bellezza. Pensare che la bellezza selezionata da esperti di bellezza ci farà toccare più da vicino la vita è semplicemente nascondersi in un altro rifugio per giustificare le nostre ossessioni di esistere individualmente. Siamo dei naufraghi sopravvissuti in mezzo ad un lungo fiume sotterraneo di scontentezza. Parliamo di noi, degli altri, delle scoperte scientifiche alla moda, del nuovo guru che fa meraviglie, di nuove tecniche per ringiovanire…ed i nostri occhi non vedono più le nubi che nuotano nell’immensità blu, la luminosità della neve abbagliante, le nostre orecchie non odono più la sinfonia del vento che suona fra le foglie di un pioppo, gli uccelli che celebrano la vita ed il cielo che si veste di stelle di luce per vegliare sul silenzio.

“Le braccia grandi aperte dell’acero accolgono il piccolo ruscello d’acqua scintillante che scorre sotto il sole crescente. Esso straripa d’acqua chiara. Il ruscello si è profumato di fiori e di pietre. Sente la vita a pieni polmoni! Un ramo d’albero caduto sul bordo dell’acqua ha formato un piccolo bacino rotondo e schiumoso in cui centinaia di avannotti si riposano e si riempiono di luce sotto tiepidi raggi del sole nascente. Una rana salta su una ninfea e flotta sull’acqua come una regina sulla sua zattera principesca. La bellezza penetrante è un soffio, un fremito al cuore della vita. Il mondo è una rappresentazione sensoriale

   Un sentimento spontaneo di gioia sale, gonfia il cuore, illumina gli occhi, disegna un sorriso sulle mie labbra: la bellezza è ciò che sono in questo istante!

 

L’arte di vedere è l’unico appuntamento di questo personaggio che pretendiamo di essere.

   Chi è il personaggio che pretendiamo di essere, esiste veramente? E’ la sola e vera domanda e questa domanda esistenziale appartiene al personaggio che sembra essere nel processo di una ricerca esistenziale! Ricevere questa informazione intellettualmente e concludere che alla fine abbiamo capito l’irrealtà del personaggio, non risolve l’impressione che si è rinchiusi in una camicia di forza. Creare un personaggio di sostituzione artificiale che non pensa più, non ha emozioni e pretende che sia un nuovo noi, non sarà altro che inventare un personaggio riciclato in più. Un personaggio di ghiaccio pietrificato di emozioni che si taglierà dalla vita e dalla possibilità di vedere chi crede di essere nello specchio degli avvenimenti quotidiani. Che resta allora? Semplicemente constatare l’illusione a nostro modo!

Constatare che la resistenza nell’istante è una compulsione morbosa. Reclamiamo dei cambiamenti, dei diritti, delle medaglie di guerra. Esigiamo un auditorio interessato, delle forme di rispetto, un avanzamento spirituale, del denaro, del potere, la salute, la bellezza eterna ed il paradiso alla fine dei nostri giorni! Pretendiamo di avere la capacità di rendere felici, di stabilizzare un personaggio che non esiste.

 

Malgrado le nostre ricerche, le nostre letture, le nostre tecniche di benessere, la sofferenza persiste, la solitudine sembra il nostro stato naturale. Questa sofferenza è sempre della resistenza davanti ciò che presenta lo specchio dell’istante!

La vita osa sfidarci, contraddirci! Lo specchio sembra sbagliarsi e riflettere un mondo che ci appare ostile ed estraneo. E’ la sommossa! Il personaggio si sente umiliato; merita di meglio in quanto è una buona persona ed ha sofferto sufficientemente.

Si è evoluto, ha partecipato a numerosi stage di crescita personale, ha meditato seriamente con il miglior maestro del pianeta, si è accostato a degli illuminati ed ha capito il loro linguaggio! E’ stato trattato ingiustamente nella vita, non è stato riconosciuto e chiede riparazione in questa vita o in un altra. Vuole capire e trovare il mezzo di provare a se stesso che esiste! Nonostante la sua ricerca intellettuale, le sue prodezze sensoriali o la sia intensità emozionale, non trova chi è!

Allora cerca di compensare aderendo ad una nuova dottrina, divenendo un ricercatore spirituale. Il personaggio si veste di spiritualità e parte alla ricerca dell’assoluto, reclama il dovuto per altrettanti anni di ricerche serie. La sua situazione insoddisfacente genera paura. Non trovare gli sembra intollerabile e frustrante, allora la ricerca ricomincia… la ruota gira.

Ha la credenza che può uscire di lì! La sua vita vale la pena di essere vissuta; ha cercato abbastanza e sofferto così! Occorre trovare una soluzione, occorre cercare, reagire, bisogna riuscire… Vuole leggere questa riuscita attraverso gli altri, vuole essere approvato, amato, capito e riconosciuto; vuole essere percepito nel mondo!

Tutti questi “bisogna e voglio!” sono dei rifugi, delle scappatoie. Il personaggio cerca un rifugio per proteggersi dalla paura di non poter provare a se stesso che esiste. Cerca, uno scopo da ottenere, una chiave per risvegliarsi alla realtà… Realtà concepita totalmente a partire dal suo punto di vista personale. E’ concepito e si ritrova al limite della sua comprensione mentale, di fronte all’evidenza che non sa cosa fare con le emozioni, disincantato dall’impermanenza della ricerca sensoriale. Ma la ricerca continua in quanto ha sete di verità e niente nel suo mondo può soddisfarlo!

Il personaggio oscilla sempre tra due scelte, due impressioni, due emozioni, due sensazioni e questa oscillazione lo interessa, lo preoccupa. Crede di avere scelta, il potere la responsabilità di decidere. Si crede investito da una missione: liberare se stesso. Allora s’inventa un itinerario, una prigione, degli alleati, dei dirigenti, un impero da conquistare, una guerra da vincere. Ha paura, allora crede nell’autorità, in un dio protettore giusto che lo liberi da questa responsabilità che crede di avere. Alla fine concluderà che la vita non vale la pena di essere vissuta.

Fermatevi e guardate adesso: guardate vivere questo personaggio; guardatelo rivendicare, piangere, volere, predicare per la sua parrocchia. In cosa crede? Che cosa vuole? Come funziona? Potete continuare ad inventarvi delle teorie sul senso della vita, ma il grande appuntamento si trova in voi; niente potrà sostituire questa grazia; la capacità di esplorare se stessi.

Ponetevi nel cuore del silenzio interiore e guardate l’agitazione del personaggio ed il suo funzionamento. Siete un tutto incluso! Siete il sogno ed il sognatore!

Tutte le vostre attività giornaliere possono accompagnarsi da osservazioni sul modo in cui funzionate: vedere semplicemente ed in modo pacifico come questo si svolge. Uno sguardo sempre meno identificato alle caratteristiche del personaggio alleate ad una vigilanza di ogni istante vi rivelerà gli ingranaggi del meccanismo della macchina da sognare. La nostra preoccupazione costante, al soggetto del nostro personaggio, e che nominiamo la nostra realtà, e che chiamo “un sogno d’individualità”. Questo sogno è una costruzione mentale robotica, una programmazione individuale, che balza al minimo avvenimento, alla minima emozione, alla minima sensazione, lasciandoci un’impressione di perdita di controllo.

Il personaggio che crediamo di essere, che chiamo anche sognatore, ha tre rifugi:

Il rifugio mentale: la compulsione a riorganizzare la realtà con il passato, a capire, a reagire ed a fuggire. Perché? Per dimenticare la paura di credersi un personaggio separato dalla vita.

Il rifugio emozionale: rifiutando di lasciare l’emozione svolgersi, volendo cambiarla, la respingete e continuate la vostra storia personale. Vi servite del corpo come un contenitore per le vostre emozioni non risolte. L’identificazione ad un’accumulazione di emozioni non risolte vi dà l’impressione di essere una pentola a pressione.

Il rifugio sensoriale: Il corpo non c’entra nulla con la continuità della vostra storia nel tempo. Il corpo è una meravigliosa macchina da percepire nell’istante. Non sa nulla della vostra storia inventata.

L’arte di vedere, è mantenere la propria attenzione nell’istante, rimettendo costantemente i contatori a zero. Questa attenzione libera tutta l’energia presa a sognare e la rende disponibile per vedere. Quando il sogno è totalmente visto, colui che guarda constaterà che è la visione stessa. L’apertura si farà tramite una presa di coscienza irreversibile, un’evidenza scottante che il mondo è un sogno, una riproduzione senza fine.

Il personaggio si sfinirà nella sua interminabile ricerca, ed una domanda sorgerà: e se non esistessi? Questo dubbio fondamentale gli darà una sensazione di vertigine, un’impressione d’essere aspirato in un buco senza fondo. Guardatelo sabotare istantaneamente questa domanda e pretendere che debba reagire pensando che la morte sarà la sola uscita! Ha ben ragione, questo illusorio personaggio, di schiacciare il pulsante d’allarme: non verrà mai provata la sua esistenza in quanto non esiste e non è mai esistita. Non deve neanche capirla, ne percepirla, fino a constatare l’illusione. Guardatelo difendersi per garantire la propria sopravvivenza immaginaria.

Sognava dell’individualità, semplicemente.