Il terzo libro della “storia delle credenze e delle idee religiose” di Mircea Eliade segue i due precedenti, dedicati rispettivamente al periodo dall’età della pietra ai misteri Eleusini e da Gautama Budda al trionfo del Cristianesimo. Il prof. Jean Chevalier fa una relazione di questa lettura e più specialmente del terzo libro.
Uno dei grandi meriti do Mircea Eliade è aver valorizzato, riguardo al pensiero contemporaneo, il linguaggio mitologico che era stato relegato nell’ambito delle stravaganze. Egli è un inventore di senso secondo un’accezione scientifica del termine, cioè non che immagini che esista fuori di lui ciò che non esiste fuori dalla propria immaginazione, ma ciò che svela un senso pre-esistente, forgia lo strumento della scoperta e scopre un filone nella miniera. E’ uno degli iniziatori dell’ermeneutica comparativa. Che cosa di più ingegnoso, in effetti, della sua interpretazione del”colimbo cosmogonico” delle mitologie nordiche euro – asiatiche, che prefigura già il dualismo gnostico con la trasformazione del servitore, dell’intermediario, del demiurgo in rivale, in avversario, in demone, per spiegare le imperfezioni della creazione e le degradazioni della morte? Attraverso le differenze di millenni e di territori si disegnano le linee di forza dell’inquietudine e della creatività umane, manifestando una parentela profonda sotto l’opacità delle coscienze.
Non è restando al livello delle generalizzazioni facili che Mircea Eliade si mostra un incomparabile scopritore di senso. Esamina i miti,le credenze fin nei dettagli, non trascurando nessun tratto che possa sollecitare l’intervento dell’ermeneuta, per smascherare il suo ruolo particolare in un insieme tradizionale. La somma di erudizione incorporata in quella Storia delle Credenze e delle Idee religiose è veramente prodigiosa! La cosa più stupefacente è il risultato, che, lontano dall’assomigliare solo ad una sapiente combinazione, costituisce una intelligente esplorazione delle profondità, un fascio di luce su ciò che giustamente è stato chiamato “ la coscienza degli antichi e l’inconscio dei moderni”. Siamo lontani da un James George Frazer, con le sue ingenue e superficiali generalizzazioni.
Si capisce che un’opera di quella estensione, composta quasi da solo da Micea Eliade, presenta qualche inesattezza. Senza dubbio perché sono già conosciuti meglio, l’autore passa più rapidamente sui caratteri specifici del cristianesimo e dell’islam che, per esempio, sull’iniziazione sciamanica. La storia istituzionale tiene nel libro terzo più posto dell’interpretazione delle credenze e dei riti. Ma dallo stesso racconto, dal carattere degli eventi e dalla cronologia, l’autore riesce a spiegare l’universo simbolico in cui si inscrive. Il movimento della storia riflette l’evoluzione delle coscienze o mostra la loro stretta correlazione, come ad esempio la simbolica della morte, espressa dalla nuova arte funeraria, dopo la grande peste del quattordicesimo secolo. Ogni manifestazione può essere percepita come una immagine del mondo e una coscienza inconscia,conferendole un senso che va oltre le apparenze.
Commentando un pensiero di sant Agostino, Roma non perirebbe se i romani non perissero, Mircea Eliade mostra che è la qualità degli uomini che assicura il valore e la permanenza delle istituzioni e non il contrario.
Da qui il primato dello spirito, quando si profila un ordine sul caos delle contingenze. Il panorama di dieci secoli di vita religiosa che va dalle religioni dell’Eurasia alle tibetane, che comprende il cristianesimo, l’islam e il giudaismo, dall’età medievale fino ai tempi moderni, sarebbe una sfida se non fosse dominata da quella idea direttrice illustrata da esempi precisi e numerosi. Sicuramente degli specialisti avranno da dire su certi dettagli, segnaleranno qualche irregolarità o contesteranno il metodo. Una immensa somma di conoscenze, una continua cura di un’ermeneutica delle profondità, ecco ciò che rende in ogni caso affascinante e istruttiva la lettura dell’opera. La storia delle religioni vi appare come un confronto continuo, nell’intimità della coscienza umana, tra l’intensità del desiderio di vivere e il tempo distruttore impietoso, mentre emerge la vita della materia e degli dei, la vita che lotta contro la morte. In quella storia tumultuosa si mescolano l’intuitivo, l’immaginario, il rivelato, in una matassa che l’intelligenza si sforza di dipanare, così come ne testimonia in modo brillante l’opera di Mircea Eliade.
Jean Chevalier
MIRCEA ELIADE:qualche libro
Techniques du Yoga – Gallimard, 1948
Le Mythe de l’Eternel Retour – Gallimard 1949, nouvelle édition revue et augmentée, 1969.
Traité d’Histoire des Religions – Payot 1949, nouvelle édition, 1979
Le Chamanisme et les techniques archaïques de l’extase – Payot, 1951, édition revue et augmentée 1977.
Images et Symboles – Gallimard, 1952
Le Yoga. Immortalité et Liberté – 1954 Payot 1954, nouvelle édition revue et augmentée 1968, 1977
Forgerons et Alchimistes – Flammarion, 1956
Mythes, rêves et mystères – Gallimard, 1957
Méphistophélès et l’Androgyne – Gallimard 1962
Patanjali et le Yoga – Edition du Seuil, 1962
Aspects du Mythe – Gallimard, 1963
Le sacré et le profane – Gallimard, 1965
De Zalmoxis à Gengis-Khan – Payot, 1970
La Nostalgie des origines – Gallimard 1970
Religions australiennes – Payot, 1972
Fragments d’un journal – Gallimard, 1973
Occultisme, sorcellerie et modes culturelles Gallimard,
Numerose le edizioni di Mircea Eliade in italiano.
A cura di l. scalabrini