Cristo é di Wilhelm Reich

Da “La meditazione come via”

Cominciamo a leggere oggi qualche brano tratto da “L’assassinio di Cristo” di Wilhelm Reich:

“Cristo non è affatto un mistero. Non dice nulla perché non ha nulla da dire che possa soddisfare le loro [dei suoi ascoltatori] aspirazioni mistiche. Cristo È. Semplicemente, vive la sua vita. Ma, tanto per cominciare, non è consapevole di essere così differente dagli altri.
Per Cristo, che è lui stesso natura, Dio e la Natura sono una sola cosa. I bambini lo sanno, dice agli amici. [.]
Cristo non posava a essere santo. Viveva semplicemente in un modo che il suo prossimo sognava fosse un modo santo di vivere. Forse che un fiore vive «come se» fosse un fiore, o un cervo «come se» fosse un cervo? Forse che un fiore o un cervo proclamano di essere un fiore o un cervo? Sono quello che sono. Lo vivono. Agiscono. Esistono in una realtà continua nella quale sono ciò che sono senza pensarci o stupirsene. Se qualcuno dicesse a un fiore o a un cervo: «Senti, sei meraviglioso, sei un fiore o un cervo», essi lo guarderebbero sbalorditi. Che cosa vuoi dire? Non capisco. Naturalmente, sono un fiore, un cervo. Che altro dovrei essere? [.]
Cristo non fallisce mai il bersaglio, perché ha un contatto perfetto con ciò che lo circonda. Vede ciò che essi non vedono mai perché non è chiuso all’atto di vedere. Come se guardasse un paesaggio comprendendolo nella sua unità. Non vede i singoli alberi, le singole montagne e i singoli laghi come fanno gli altri. Vede gli alberi e i laghi e le montagne come sono, come parti integrali di un tutto, di un flusso unitario di eventi cosmici. Vede, sente, tocca con tutto il suo essere, spargendo la sua forza vitale su tutto ciò che tocca e bevendo dagli alberi, dai fiori, dalle montagne la medesima forza accresciuta di cento volte. Non la trattiene in sé per acquistare forza. La elargisce con abbondanza, senza mai pensare se, donando, si impoverisce. Donando non si diventa più poveri ma più ricchi. La vita restituisce a un metabolismo che dona con abbondanza ciò che ne trae. Non vi è un senso unico nel dare o nel prendere. È dare e prendere nei due sensi. […]
La verità è legata inseparabilmente al fluire della Vita nell’organismo e alle sue percezioni. La Vita non è sincera perché dovrebbe esserlo o perché si ritiene che lo sia ma dice la verità in ogni suo movimento. […]
Il significato cosmico di Cristo, che gli uomini gli hanno attribuito in forma mistica, giacque nel suo sincero modo di esprimere ciò che è vivo, nel totale coordinamento fra corpo ed emozioni, nell’immediatezza di contatto con le cose. […]
La Vita non ha idee preconcette su ciò che accadrà in futuro. La Vita lascia che le cose seguano il loro corso naturale. Il futuro nasce dal continuo fluire del presente, proprio come il presente emerge dal passato. Certamente. Vi sono sogni, pensieri, speranze riguardo al futuro, ma il futuro non governa il presente come avviene nell’ambito della vita corazzata. La vita, se si sviluppa naturalmente, si interessa al modo di funzionamento e lentamente sviluppa certe capacità per poter funzionare bene. Un biologo o un fisico emergono naturalmente dalle capacità che vengono quando si esercitano certe funzioni. La vita corazzata è quella che sogna di diventare un medico famoso, un chirurgo di gran rinomanza ammirato da tutti” (pp. 39, 42-44, 48).

Solo due parole per ciò che intende Reich quando parla di corazza. Essa è costituita da quella serie di protezioni, blocchi, contrazioni di tipo mentale, emozionale e muscolare, che si sviluppano in ogni individuo per proteggersi dal flusso del vitale, vissuto come occasione di paura e inquietudine. Diventa così, la corazza, una limitazione alla libertà e alla piena realizzazione della persona.