Dal cervello alla neuropedagogia di Paul Chauchard

Il dramma dell’uomo moderno: la frattura tra il materiale e lo spirituale.

S. C. : Vorrei cominciare la nostra intervista con un giro d’orizzonte storico dei lavori che hanno portato gli scienziati a concludere che il cervello è la sede della coscienza.
Paul Chauchard :Tradizionalmente si opponeva totalmente la coscienza al cervello, poiché il cervello appartiene alla materia, sebbene all’inizio del ventesimo secolo i materialisti  mettessero tutto nel cervello. Per loro la coscienza non esisteva, era, come si diceva, un epifenomeno. Invece per gli spiritualisti  è normale che il cervello non contenga la coscienza, poiché la coscienza è dello spirituale. Il russo Pavlov fu il grande precursore e fondatore della fisiologia moderna, ed è grazie a lui che oggi si può parlare di neurofisiologia.Ed è divertente che Pavlov si ritenesse assolutamente neurologo; non si voleva occupare di psicologia. Ma ha studiato così bene il cervello col metodo dei riflessi condizionati, che è arrivato ai meccanismi cerebrali della coscienza. Dopo,  sviluppata la elettroencelografia,  si è potuto vedere la differenza tra il cervello addormentato e il cervello sveglio. Quello che fu veramente rivoluzionario è che ,approfittando del fatto che il cervello è insensibile al dolore, si sono potuti mettere  degli elettrodi, un filo metallico legato all’attività cerebrale nel cervello in punti precisi, su di un soggetto addormentato, animale o umano, per esempio su qualcuno che abbia un tumore al cervello. Così si poté vedere , se è un uomo, ciò che succede nel cervello in un qualsiasi comportamento, o anche scatenare comportamenti con l’eccitazione elettrica. Ma non si può chiedere ad un animale, indotto al furore con l’eccitazione,se è veramente furioso, mentre,  se si eccita la zona motrice cerebrale in un uomo, si può domandargli perché ha mosso le dita; risponderà se l’ha voluto veramente o no.  Si vede così abolita la barriera tra oggettivo e soggettivo con queste esperienze.

Lo stadio seguente fu la scoperta dello stato di sogno e del sonno, con uno studio sullo stato di coscienza dal punto di vista neurofisiologico. Prima, si diceva che c’era il soggetto sveglio e quello addormentato. Lo stato di sogno si caratterizza  con uno stato speciale del cervello che si traduce con rapide onde,osservabili dai movimenti oculari in un soggetto profondamente addormentato. Da qui si è visto che esiste tutta una gamma di stati di coscienza e non solo  il sonno e la veglia. E così sono diventati oggetto di ricerca gli stati mistici. Si può dire che la neurofisiologia è diventata neurofisiologia della coscienza.

Infine, l’ultima rivoluzione che ha cambiato l’aspetto della coscienza, è quello che è risultato dei lavori di Sperry e la riabilitazione del cervello destro: si sapeva che la coscienza riflessa, spirituale, è legata al linguaggio, alla verbalizzazione, perciò al cervello sinistro di chi usa la mano destra; ora ci si accorse che esiste una coscienza umana, di tipo animale, animale perfezionato, coscienza puramente sensibile, che è la coscienza del cervello destro.

S.C. : Ritorniamo un po’ indietro. C’è il problema delle localizzazioni sempre attuale. Si è creduto che  tutto fosse localizzato nel cervello. E sono state determinate delle aree per ogni funzione. Attualmente , si parla di due emisferi, o cervelli. Qual è il rapporto e come questo  si è sviluppato?

P.C. :Ci si è occupati prima dell’organizzazione corrispondente alle localizzazioni elementari, motorie e sensitive. L’organizzazione era nei due emisferi: così il lato destro del corpo è legato al cervello sinistro ,e viceversa. Ma quando si trattava  dello psichismo e della coscienza, si credeva che fosse unicamente il cervello sinistro che era coinvolto, perché si restava attaccati a quell’idea, cara a taluni filosofi che dicono che non c’è coscienza che riflessa e umana. Così Cartesio parlava di animali macchine. Si tratta di sapere ciò che si chiama coscienza. La scienza attuale  rifà dell’uomo, con le idee evoluzioniste, il gioiello della serie animale.   Dunque abbiamo in noi un livello superiore di coscienza:è la coscienza riflessa e verbalizzata del cervello destro; e abbiamo anche un livello elementare di coscienza che è la coscienza del cervello destro che ho chiamato tanto tempo fa biocoscienza, per mostrare che questa coscienza è legata agli esseri viventi.

S.C. : Per voi dunque la coscienza viene dal funzionamento del cervello?

P.C. : Si. Per me la coscienza è una proprietà del cervello. E se l’uomo ha una coscienza superiore e riflessa, è  grazie a quel tipo di funzionamento del cervello, che è il  cervello destro del linguaggio.

S.C. :Si ha dunque ora questa teoria dei due cervelli. Ma bisogna dire che all’inizio la rappresentazione che si faceva di quei due cervelli era rigida, o caricaturale. Si credeva che quell’emisfero avesse il monopolio di quella funzione o percezione…

P.C. :Si. Era esagerato! Guardiamo, per esempio, il cervello sinistro che è specializzato nel linguaggio, ma si serve di immagini non verbali etc., come nell’altro cervello, e questo nonostante la specializzazione. D’altronde la coscienza è soprattutto legata ad una sintesi delle percezioni che arrivano dal corpo e che ci situano nello spazio. Quello si fa nei due cervelli, e la verbalizzazione viene dopo nel cervello sinistro.

S.C. :Ci sono altre teorie  o rappresentazioni del cervello, per esempio quella di MacLean sui tre cervelli, che A. Koestler ha volgarizzato. Secondo questa tesi, il cervello umano è composto da tre strati: il cervello rettiliano, il cervello dei mammiferi e infine il cervello che caratterizza l’uomo. MacLean recentemente ha affinato la sua teoria.  Koestler dice che non c’è coordinazione armoniosa tra questi tre cervelli e che da lì viene la violenza Si può dire che la tesi dei tre cervelli è esatta, perché descrive il perfezionamento evolutivo.  Ma, beninteso, non abbiamo in noi un cervello rettiliano, perché in noi tutto è umanizzato e il nostro cervello primitivo, inferiore, che è l’equivalente del cervello rettiliano, non  è nemmeno molto superiore a quello che è in un rettile, pur avendo funzioni analoghe.  Ma ciò che mi pare pericoloso in questa tesi  è che si tende a parlare poi dell’ultimo livello, il livello umano, facendolo quasi di un’altra natura. Un’altra cosa è che si dimentica, parlando del cervello superiore umano,o il neocortex, il vero cervello superiore, quasi individualizzato,che sono le regioni prefrontali che sono tipicamente umane, responsabili di ogni livello superiore: del controllo di sé, della volontà. Etc.

Per ciò che concerne l’aspetto pratico, direi che se si guarda, statisticamente gli uomini, sono pienamente d’accordo che tutto succede  come se fossero fatti male, o piuttosto educati male. Siamo stati educati alla scuola materna, dove abbiamo imparato che nella vita la prima cosa è nelle  sensazioni, nelle attività, etc. Poi alla scuola e all’università si è tentato di fare di noi degli intellettuali disincarnati, dei cerebrali. Un cerebrale per me è uno che non sa utilizzare il suo cervello. Perciò per me ,essendo l’uomo mal allevato, non bisogna ricorrere alla chirurgia o alla medicina, ma ai metodi che sono chiamati neuropedagogia e imparare ad utilizzare così il nostro cervello in modo giusto.

Troviamo tra i neuropedagogisti l’ipnosofrologia, che è compresa male.L’ipnosi, come ha provato Pavlov, non è uno stato di sonno, perché non sono state decelerate le onde lente, che caratterizzano il sonno; l’ipnosi è uno stato di veglia.  Quando si mette una persona affaticata e ansiosa in uno stato di rilassamento, si ristabilisce il buon funzionamento del cervello. Sono in disaccordo con Cartesio che dice: “ Io penso dunque sono”.  E anche con Sartre che ha scritto in “Le parole” che fin dall’infanzia aveva orrore della natura e che si chiudeva in biblioteca per leggere, pensare, scrivere. Per la neuropedagogia :io sento dunque sono, io agisco dunque sono, io immagino dunque sono, io desidero dunque sono, dove quell’io ha il controllo cerebrale di tutto questo. E in verità controllo cerebrale significa volontà, ma non si osa più parlare di volontà, perché noi abbiamo cambiato volontà in volontarismo, che è una sorta di forza spirituale per domare la carne.Poiché la volontà  è una funzione cerebrale, si tratta di fare la calma dentro di sé. Ho discusso col dott. Bergè una volta, per trovare  un’altra parola che non sia volontarismo. Ha detto che è meglio parlare di condursi, governarsi, perché  la barca ha bisogno di molta energia per  navigare, ma chi la governa non ha bisogno di niente ed è lui che è importante.

Mi sono occupato di tutti i metodi occidentali ed orientali, e specialmente di uno che vorrei far conoscere a tutti. E, più che un metodo, è un’arte di vivere che ha inventato il dott. Vittoz, un medico svizzero morto nel 1925.

Vittoz ha messo a punto degli esercizi che prescrivono di vivere nella sensazione, nell’istante presente, nel controllo dell’immaginazione. Si ritrova questo in Coué che consigliava di ripetere: “ Oggi andrà meglio di ieri”. La gente non ci crede, tutti fanno il contrario:” Oggi è un giorno faticoso, ho degli appuntamenti,è tutto pesante….”
S.C. : Un’altra descrizione  del cervello è la tesi detta modulare. Di che si tratta?
P.C. : E’  Changeux  che ha sviluppato bene quella descrizione nei suoi lavori e poi nel suo libro. Mostra che abbiamo dalla sommità del cervello alla base nella sostanza grigia, in qualche modo, delle colonne ben organizzate  di neuroni e che ciò che fa la differenza del numero delle cellule tra uno scimpanzé, per esempio, e un uomo non è tanto nella costituzione dei moduli, ma piuttosto che ce ne sono molti di più, è la superficie che aumenta. Si arriva ora a localizzare meglio. Una volta si credeva che si avessero circa 14 miliardi di neuroni, attualmente le ricerche indicano 25 o 30 miliardi e forse non si conoscerà mai la cifra. Lo studio di ciò che succede chimicamente ed elettricamente in quei neuroni progredisce rapidamente.

S.C. : Un altro modello che vorrei che trattaste è il modello olografico della coscienza o della memoria. Come si è arrivati a quel modello e cosa ne pensate?
P.C. : E’ in fondo tutto il problema della memoria. Ma bisogna sapere  che le ipotesi sono molte , ma che la memoria dal punto di vista neurofisiologico resta totalmente sconosciuta. Una inutile disputa qualche tempo fa ha opposto i partigiani  dell’esistenza di circuiti di memoria  a quelli che pensavano  che ci fossero le molecole della memoria, basandosi su ricerche fatte su dei piccoli vermi, le planarie. Unger ha poi lavorato sui topi, e i giornalisti  hanno ironizzato: “ Domani non ci sarà più bisogno di seguire dei corsi; sarà sufficiente mangiare  i professori!”. Ma la realtà è lontana da questo. La memoria non è legata ad un’attività cerebrale, perché, quando si è portato il cervello di uno scimpanzé ad una temperatura inferiore a zero e lo si è poi rianimato, lui si è ricordato molto bene che il tasto rosso dava una banana e quello verde niente. Perciò anche in un cervello non attivo la memoria sussiste. C’è certamente una base chimica che è legata ad una modificazione delle proprietà delle sinapsi. La teoria olografica si basa sulle numerose esperienze che mostrano che la memoria non è localizzata in un punto del cervello e sviluppa l’idea che la memoria non sia localizzata e assomigli  all’ologramma fotografico  dove tutto sarebbe contemporaneamente, e, se si spezza la placca fotografica, ogni parte ricostruisce l’immagine intera. Questa ipotesi è interessante e  si ricollega alle teorie olografiche del Cosmo, ma non si può dire al momento che essa sia provata.
S.C. :Ritorniamo al legame tra la coscienza e il cervello. La teoria olografica e altre dicono che ,anche se una gran parte del cervello è stata distrutta, la persona potrà continuare a funzionare come se niente fosse. Avete studiato a lungo, in un libro già vecchio i meccanismi cerebrali della coscienza. Come avviene il legame tra il cervello e la coscienza?

P.C. :E’ certo che si tratta dello psichismo, della coscienza;allora, come ha dimostrato Pavlov, niente è localizzato, tutto dipende dal funzionamento  dell’insieme del cervello; ciò che è localizzato sono le funzioni sensitive e motrici elementari. La grande differenza tra un animale e un uomo è quello che una volta si è chiamato “ le zone neutre” e “le zone d’associazione”. Le zone neutre e sensitive occupano nell’animale quasi tutto il cervello, mentre nell’uomo la zona superiore d’associazione, che è il prefrontale, è grande.
S.C. : Persone come Jean-Pierre Changeux dicono che tutte le funzioni psichiche sono una produzione del cervello. Per questo si servono delle teorie moderne dell’auto-organizzazione e dei sistemi, e dicono che la coscienza è un prodotto globale del cervello  e non di ogni parte particolare. Per me sotto l’apparenza di globalità si nasconde sempre il riduzionismo,che crede che dal più semplice emerga il più complicato. Che ne pensate?

P.C. : Sono d’accordo. Ma questo dipende  anche dai meccanismi, che significa che in tutte le cellule esiste una coscienza cellulare. Perciò, se i nostri neuroni fossero dei pezzi meccanici inerti, non ci sarebbe coscienza. Di conseguenza, è l’integrazione di tutto l’insieme che fa nascere la coscienza superiore coi suoi diversi livelli: animale e umano. Il problema è anzitutto un problema di buona riflessione filosofica. Non esito a dire in modo forse scioccante per uno spiritualista che tutto lo psichismo e tutta la coscienza sono una proprietà delle cellule del cervello. E’ un fenomeno elettrochimico

Il filosofo dirà che così faccio uscire il più dal meno e lo spirituale dal materiale. Rispondo  al filosofo che ha ragione di essere scioccato, ma che non dica che ciò che dico è falso, perché è vero, e che non ha che a districarsi per spiegare come l’organizzazione cerebrale può far nascere i fenomeni psicologici e spirituali. Jean Bernard è oggettivo nel suo libro “ E l’anima?”, domanda Brigitte.

Dice che ci sono spiritualisti e materialisti e che tocca a Brigitte scegliere tra i due senza ragioni scientifiche. Ci sono diverse forme  di spiritualisti: da Platone a Cartesio troviamo i dualisti che credono che l’anima sia separata dal corpo. Ci sono anche gli spiritualisti come Aristotele che credono all’anima come “forma del corpo”. Ora abbiamo bisogno , con tutte le teorie scientifiche dell’informazione dove l’informazione appare materiale nella sua struttura, come nel cervello, e nello stesso tempo spirituale nel suo contenuto, abbiamo bisogno, dico, di una filosofia dell’informazione e credo che”l’anima forma del corpo” sia molto adeguata.

Si dice oggi che, poiché tutto è nel cervello, quando questo sparirà, non resterà più niente dopo la morte. Non è un buon ragionamento filosofico. E’ vero che è stupido voler provare l’immortalità dell’anima con la neurofisiologia, ma non c’è nessuna ragione scientifica che tutto scompaia dopo la morte!

S.C. : Un’altra tesi è quella di certi cibernetici e di quelli che lavorano nell’intelligenza artificiale. Per loro il computer potrà un giorno acquisire la coscienza. Così, certi credono che l’handicap del computer derivi dalla sua unità di trattamento, diciamo il suo neurone, che non ha che una sola entrata ed una sola uscita, mentre i neuroni del cervello hanno centinaia di legami con gli altri.

Sono state fatte delle prove per imitare le reti neuronali del cervello. Delle piccole unità di trattamento sono state assemblate e legate insieme con molte entrare e uscite e tutto il sistema è stato chiuso su se stesso, in modo da avere un’entrata ed una uscita globale per tutto il sistema. Diciamo che l’entrata rappresenta i sensi e l’uscita la reazione del sistema. Dopo aver riunito  un certo numero di moduli, si è notato che una rottura  in un’unità di sistema non cambia o non perturba la reazione globale del sistema, come nel cervello. Allora queste persone credono che il cervello funzioni in modo analogo e che riusciranno a creare un uomo artificiale. Cosa ne pensate?

P.C. :C’è lì un modello meccanico del cervello  senz’altro interessante. Grazie alla cibernetica, la bionica etc, abbiamo visto progredire  sia le macchine che la nostra conoscenza del cervello. Evidentemente si potrà andare molto lontano e non ci sono ragioni per mettere limiti. Ma per me quello che autenticamente si chiama coscienza non potrà mai essere lì dentro, perché non possiamo dimenticare l’aspetto sensitivo, affettivo, etc. Sono indignato con le persone che, come Cartesio e Malebranche, prendono a calci i loro animali perché sono animali-macchina che non soffrono.  Non sarei offeso se si prendesse a calci un computer, anche se fosse programmato a fare un urlo in questo caso !

Tutto questo mi sembra una copia meccanica che non ha niente a che fare con il fondamento della coscienza.
S.C. :Sono d’accordo. Ma quei ricercatori credono che il sistema faccia emergere una nuova proprietà che non esisteva in ogni unità presa a parte.

P.C. : Si,e questo somiglia a ciò che succede nel cervello. Ma per me questo non può essere provato; è filosofia. L’importante è che le parti stesse del cervello sono di una complessità insondabile; perciò si è molto lontani dal giorno in cui si vedrà un essere vivente fabbricato in laboratorio. Ma supponiamo  che si arrivi a fare un uomo con cellule vive, forse una coscienza apparirà.

S.C. : Avete parlato di etica ed educazione e vorrei concludere con il problema dell’educazione del cervello. Certi dicono che usiamo solo il 10 % delle nostre capacità.

P.C. :E’ discutibile. Per esempio, io parlo una sola lingua, uso meno il cervello che se ne parlassi due o più. Ugualmente, quando imparo il metodo del controllo di sé, non si può dire che delle zone fossero completamente inattive, ma c’è una migliore utilizzazione del cervello, sottoposto a stress e fatica…

S.C. : Allora, come educare il cervello?

P.C. : La neuropedagogia ci dà le leggi del buon funzionamento cerebrale che sono, in termini pavloviani, ” i condizionamenti liberatori”. Un giorno, al Congresso internazionale di psicologia, la comunicazione in cui proposi la nozione di condizionamento liberatorio è stata rifiutata, perché non è permesso  parlare scientificamente di libertà! La libertà è per me semplicemente un determinismo cerebrale superiore.

S.C. : Da dove viene quel determinismo?

P.C. : Il nostro cervello è quello che ci fa essere presenti a ciò che sentiamo, pensiamo, a tutte le nostre azioni, ed è la volontà. E per essere presenti, bisogna che tutti i sensi della base del cervello  siano nella calma.  Bisogna mettersi in uno stato di calma. Lucidità, presenza. Guardiamo l’affettività. Qui non abbiamo che due modi d’agire, o col moralismo tradizionale  e diventiamo repressi; ma, come dice Freud,  è pericoloso; se non si vuole essere repressi si diventa liberati! Ma nessuno dei due è fonte di libertà. Freud non ha mai detto che la spontaneità maleducata sia la libertà. La legge fondamentale è totalmente ignorata. La legge biologica e delle funzioni del cervello è la legge ottimale. Questo vuol dire che troppo e troppo poco sono la stessa cosa! Si applica anche all’attenzione: se faccio un grande sforzo per essere attento, non ci riuscirò; ma se invece rinuncio a fare attenzione non avrò nessun risultato. Bisogna mettersi nella calma e essere in equilibrio.

Per questo ho sviluppato l’aspetto morale e ho ripreso la classica famosa tesi dei sette peccati capitali, perché sono i temi importanti dell’esistenza: l’essere, l’avere, l’alimentazione, la sessualità, etc.

La chiesa ha messo dei divieti  con i sette peccati capitali guardandosi dal dirci che la sola cosa da fare è di umanizzarli. Si dice per esempio che non si deve essere buongustai e non si devono mangiare le cose buon ! Ma le buone cose sono sono la gastronomia  che è un’invenzione umana meravigliosa! Io dico che il prototipo della saggezza e dell’equilibrio è essere buongustaio, perché il buongustaio è  quello che controlla le sue pulsioni,sapendo assaggiare veramente le cose. Così si è condannata la sessualità sotto forma di lussuria e si è detto che la virtù  è non avere relazioni sessuali, dimenticando completamente le relazioni sociali, individuali del sesso.  Le ghiandole sessuali non sono solo quelle che forniscono cellule sessuali, ma anche ormoni  che ristabiliscono l’equilibrio e fanno la differenza tra l’uomo e la donna. E’ molto disequilibrante esserne orgogliosi , ma non vuol dire che bisogna essere nella totale umiliazione, poiché ogni uomo è diverso ed ha bisogno di accettarsi tutto, tenendo conto degli altri. Dico che la regola igienica fondamentale del cervello  nelle relazioni sociali è amare il prossimo come se stessi.Poiché essere egoista non è solo disequilibrante per gli altri, ma anche per se stessi

Allo stesso modo essere totalmente altruista è disequilibrante. Questa riflessione morale turba molti che credono al dogma che “la scienza  non ha niente a che fare con la morale”. Completamente stupido! Per esempio, non si dice che l’alcolismo è normale, perché il fegato dell’alcolista non funziona bene. E’ sempre il dramma dell’uomo moderno: la frattura tra il materiale e lo spirituale. Così la meditazione è diventata una specie di chiacchiericcio su di un libro, mentre la meditazione è anzitutto fare silenzio in sé ed aprirsi a ad un a sorta di mistero. Le tecniche dello yoga, dello zen etc. sono giuste in quell’ambito.

Ma il dramma è che sono state comprese molto male. Gli occidentali hanno tecniche simili, come le preghiere dei Padri del deserto, la Philocalia, l’hesichiasmo, etc. etc.

Vorrei vedere svilupparsi attorno a tutti i metodi che ho ricordato la neuropedagogia, e mi auguro che ogni metodo non sia ciascuno  esclusivo col suo, ma che un giorno appaia una sintesi armoniosa.

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Paul Chauchard (1912- 27 avril 2003) era medico, ricercatore, filosofo e insegnante francese, autore di più di 80 libri.

Alcune vecchie riedizioni dei suoi libri.

L’école de la paix : Apprendre à vivre et à penser harmonieusement de Paul Chauchard et
Patrick Figeac (2005)
La mort de Paul Chauchard (Que sais-je? 2001)
Le combat de la vie et de la mort de Paul Chauchard (1996)
La maîtrise de soi de Paul Chauchard (1995)
Le cerveau humain de Paul Chauchard (1992)
Le système nerveux de Paul Chauchard (1992)
La foi du savant chrétien de Paul Chauchard (1992)
La Morale du cerveau de Paul Chauchard (1992)
Le Langage et la Pensée de Paul Chauchard (Que sais-je? 1983)
Timidité, volonté, activité de Paul Chauchard et Léone Mange (1981)

(a cura di Luciana Scalabrini)