Il razzismo del professor Gabriel Monod-Herzen

12 –5   -2010
Che cos’è il razzismo? Ho posto la domanda a molte riprese. Ho molto viaggiato, ho visto molte cose e mi sono accorto che non è la stessa cosa in tutto il mondo.

Ho avuto diverse risposte:

— Una repulsione per le persone di colore? No; il nazismo era un razzismo e i nazisti erano dello stesso colore di quelli che perseguitavano.

— Semplicemente credersi superiori a quelli che non credono come voi?

— Contro gli stranieri considerati capro espiatorio?

Tutte queste risposte rimandano alle cause, ma non al significato della parola razzismo

— Nel razzismo c’è la parola razza.
Vi si risponderà che non c’è una sola razza umana, perché dal punto di vista della storia naturale, è perfettamente chiaro: tutti gli esseri umani dal punto di vista della storia naturale, appartengono ad una sola razza. Non c’è che una sola razza, perché non importa qual essere umano può avere figli con qualsiasi altro di sesso opposto, qualsiasi siano le differenze di colore, di religione etc.

La parola razzismo è dunque sbagliata.

C’è una cosa molto più grave: ho constatato nella maggior parte dei paesi dove ho vissuto che le persone che erano nella situazione migliore si consideravano superiori agli altri.

Insomma, gli Ebrei perseguitati sono bianchi. In Irlanda i protestanti e i cattolici si uccidono tra loro e sono nati sullo stesso territorio. Sono bianchi, ma non possono sopportarsi, credendo ciascuno di avere la sola verità.

Domandate alle persone del levante ciò che pensano dei cattolici romani! Secondo le persone a cui chiedete, avrete una risposta molto diversa.

A seguito di tutto ciò che ho visto, ho dapprima constatato una cosa: il razzismo si produce in tutti i sensi. I bianche che ho incontrato in Africa si considerano molto superiori e i neri, loro, non trovavano affatto che i bianchi gli fossero superiori, ce ne sono perfino che li giudicano nettamente inferiori e alcuni dicono: ”Guardiamo voi nel nostro paese. C’è una grande foresta in cui andiamo a caccia e ci nutriamo di questo. Se bianchi e neri stanno là due mesi, il bianco è morto di fame e il nero si è perfettamente difeso. Qual è superiore all’altro?” Pensate che i cinesi si sentano inferiori ai bianchi? Quando i cinesi hanno ricevuto la prima ambasciata inglese hanno chiesto agli inglesi  di mettersi in ginocchio davanti all’imperatore! Si può immaginare la costernazione di questi: per loro i popoli estranei erano meno che niente!

In altre parole ho visto del razzismo in tutti i sensi perché per i più c’è una gerarchia degli umani secondo certi caratteri esterni e seguendo le religioni.  Questo si trova dappertutto  ed anche in India con l’attuale concezione delle caste che non è quella della loro origine: Bramini,  commercianti e servi. Ce ne sono anche da noi con il clero, la nobiltà, il terzo stato e il popolo. Certamente le persone non sono simili. Sono diverse le une dalle altre. E’ naturale che quelli che si rassomigliano nei loro interessi, nei loro gusti, nella loro sensibilità si raggruppino. Ma questo non vuol dire che gli altri siano inferiori. Ed è lì che comincia il razzismo

Ho avuto un amico, posso dire fraterno ,che era nero che di più non poteva essere. Era un ragazzo di una cultura, una sensibilità, di un cuore assolutamente meraviglioso e che aveva abitudini di vivere  che evidentemente non erano le mie. Ma, all’inverso, se avessi dovuto prendere il suo posto, non avrei saputo farlo.

Ciò che è grave è fare una differenza di qualità perché quello si oppone all’unità umana. Ed è questo che cerchiamo. Questo non  avverrà, ahimè, all’improvviso; basta guardarsi attorno per rendersene conto. E però è a quello che bisogna arrivare.
Facciamo la domanda in ambito religioso: in India è facile per due ragioni, non ci sono chiese gerarchiche, c’è un enorme numero di sette, ma ciascuna di loro riconosce che le altre hanno il loro posto.

In Giappone ci sono quattro religioni principali e ciascuna reputa di essere la migliore per chi la pratica, ma questo non vuol dire che le altre non valgono niente.

Tra gli Hindu e tra i buddisti più evoluti l’idea di base è che la religione migliore è quella che va verso l’unità umana. C’è dunque una specie di superiorità. Ci sono superiorità in un certo senso e a condizione che si disponga  di determinati mezzi; perché il bianco, l’abbiamo visto, quando è privato di certi mezzi materiali, non è gran ché! Non facciamoci illusioni, possiamo avere una superiorità in un ambito nel quale siamo stati particolarmente formati, ma non è certo una superiorità assoluta e non ci impedisce di aspirare all’unità umana.

Dunque, c’è incontestabilmente unità umana. Non ci sono che differenze esteriori.

In India ho fatto la domanda a qualche hindu e a qualche buddista il cui ideale dell’unità umana aveva cominciato  ad esistere nella loro coscienza. Ho detto loro:” Avete da secoli persone che si battono per questioni religiose” e mi hanno risposto cose a cui non avevo pensato: “Caro signore, voi siete europeo, la vostra fede era pagana una volta; c’è mai stata una guerra religiosa tra i pagani? Mai! I romani hanno invaso la Gallia, si sono battuti, si sono uccisi, mai per motivi religiosi”

In India ci sono buddisti; ce ne sono stati molti un tempo. Non si sono mai battuti tra loro. Ho trovato un caso in cui c’era un commando hindu  che aveva accolto un piccolo gruppo di buddisti  a seguito di qualcosa che era successo  non si sa quanti secoli fa .Ho voluto sapere l’origine  di quella unità ed ecco la spiegazione in linguaggio moderno: c’è un Dio unico trascendente. E’ già scritto nei Veda: Indra, il Signore unico, il mondo gli dà nomi diversi, ma il Reale è uno. Il Dio unico si manifesta con migliaia di divinità che sono espressioni specialistiche personalizzate delle possibilità illimitate del divino, ciascuna  con una certa forma nella manifestazione degli dei. Nessuno in India confonderà Brama con una divinità qualunque. Brama è qualcosa che sorpassa tutto ciò che si può dire, o pensare, è l’Assoluto. E’ l’unica Realtà, cioè illimitato nel tempo e nello spazio; l’esistenza, la coscienza, la felicità: Satchitananda.

Allora nella manifestazione il Divino, avendo davanti a lui un’umanità infinitamente varia, ha dato ad ogni gruppo umano una maniera, una via per avvicinarsi a Lui, per comunicare con Lui che ha una forma differente per ogni gruppo, in modo da dare a ciascuno ciò che può comprendere per seguirlo. Perché non vale la pena insegnare la metafisica o la teologia a degli esseri che ne sono impermeabili.  In quel momento gli si dà un rito, una certa mitologia che è alla sua portata. Così tutti i gruppi, tutte le religioni sono equivalenti. E’ quindi inutile cambiarle.

Sri Aurobindo  diceva: “ Una conversione è una violenza psicologica, perché avete ricevuto ed accettato una religione. Perciò accettatela e praticatela. Non serve a niente cambiarla. Se il vostro destino vi ha fatto nascere in un dato ambiente, con certe credenze, bisogna utilizzarle al meglio, sapendo che le altre ne hanno altrettanto
C’è una grande unità dietro tutto questo che non si sente direttamente. In Sudan ho visitato un musulmano  che era molto rispettato per la sua spiritualità. Era un uomo considerevole. Gli ho domandato :” Che fate come musulmano vivendo in un paese che non lo è interamente; fate una propaganda?” Mi rispose:” Provo a vivere bene la mia religione e questo è sufficiente”. Aurobindo insisteva molto su quel punto, ho sentito spesso che diceva:” Possiamo sperare che in futuro ci siano sempre meno religioni separate e molta più spiritualità comune a tutti.”. Se un prete è credente come lo sono io, se l’uno e l’altro abbiamo un certo misticismo, possiamo con l’elemento affettivo avvicinarci, sentire che quello va molto lontano.

In tutte le religioni si trovano dogmatici e mistici che possono essere presi come modelli per non importa chi. Evidentemente ci sono dei protestatari. Ne ho avuto un esempio con mio nonno che era austero e che faceva leggere il vangelo tutte le sere. Gli ho chiesto:” Gesù è nato, è stato bambino, è diventato grande e poi è partito con la sua famiglia. E poi quando è cresciuto, cosa ha fatto? Ci si dice cosa ha fatto a 30 anni, ma cosa è successo nel frattempo?” Mio nonno non sapeva cosa rispondere.

Durante la guerra in Etiopia, e dio sa come gli etiopi sono cristiani, ci dono dei copti e per loro Gesù è Dio. Ho chiesto loro cosa ne pensavano della giovinezza di Gesù e mi hanno risposto che ha viaggiato con la famiglia ed  è  venuto in Etiopia  sulle rive del bel lago Lana. Tutta la famiglia si è fermata e sua madre ammirando quella bellezza ha esclamato “ che meraviglia la creazione!” E Gesù le rispose:” poiché tu l’ami tanto, te la dono”. Ecco perché l’Etiopia è votata alla vergine Maria.

Molto tempo dopo quando mio nonno  non c’era più, ho incontrato in Italia un prete cattolico. Fattagli la stessa domanda, mi ha detto:” Ho tradotto un vangelo secondo san Giacomo, evangelo non canonico ed ho trovato degli insegnamenti che vi possono servire: Gesù è vissuto con suo padre che era falegname, ha lavorato con lui e si sentiva bene con la sua famiglia. Aveva fratelli e sorelle e di tanto in tanto, facendo lavori pesanti essendo il primogenito, domandava a san Giuseppe di riposarsi un po’.  Allora si divertiva  a scolpire figurine con della creta e specialmente dei piccoli uccelli. Poi li metteva al sole per farli seccare, e il vangelo aggiunge:” e quando nessuno lo vedeva, benediceva le immagini e gli uccelli volavano via”

Questa è una cosa che un hindu accetterebbe con gioia, lo comprende perfettamente.  C’è in questo racconto dell’umiltà: egli era con suo padre, ciascuno nella famiglia doveva restare al suo posto perché tutto andasse bene.

Nell’asram che conosco bene, il razzismo era considerato il più grande ostacolo  alla via spirituale, una vera malattia della sensibilità che finisce per dividere gli esseri. Ho visto molte volte persone praticanti la meditazione seriamente ottenere risultati interessanti, inizi di allargamento della coscienza, ed essere improvvisamente fermati da una sorta di razzismo, nel momento in cui si consideravano superiori agli altri.

Ciò che mi ha colpito quando ho incontrato degli esseri che avevano oltrepassato quello stadio, tra gli hindu come tra i cristiani, è stato trovarmi di fronte  ad esseri con un’unità umana in cui la differenza esterna non esisteva. L’altro poteva essere grande, piccolo, bruno, rosso, in buona salute o no, ricco, povero; valeva solo l’interno. La Realtà che è dietro gli esseri è unica. Non ce ne sono molte, ce n’è una. Questa Realtà è il Divino. Oppure si è Tutto e si è Uno oppure non si è Tutto e non si è niente! Gli hindu essendo unitari, è tra loro un dogma ammesso da quasi tutti. Non c’è dualismo ,di conseguenza; c’è una totalità per tutti noi, per gli altri, chiunque essi siano.

Rientrando in Europa ho trovato in Jung esattamente la stessa idea. Per lui c’è una dimensione umana collettiva in cui ciascuno di noi, secondo le sue possibilità scopre il suo piccolo subcosciente. E perché lo crede suo? Perché è incosciente del resto, ciò che non vuol dire che non esista. Non si vede l’elettricità in sé, eppure esiste. Cercare di sentirlo è uno degli scopi della meditazione. E’ fondamentale accettare tutti gli altri senza eccezione, avere con loro non solo rapporti esteriori, ma rapporti interiori, come per esempio rapporti di affetto. Si può amare un animale, un animale può amare voi e a volte si lascia morire di fame sulla vostra tomba. Pochi umani ne sarebbero capaci

Dunque, malgrado tutte le apparenze, il razzismo è un errore fondamentale che divide i gruppi e a volte i membri di una stessa famiglia. E’ come una malattia della sensibilità, poiché rende incapace di sentire negli altri esseri  cose che esistono e che ci sono accessibili.
Ho incontrato individui che hanno una coscienza più sviluppata. E’ così che un amico fotografo, vegetariano stretto( non so se questo ha giocato un ruolo) al quale un editore di Parigi ha detto: ”Ci sono cerbiatte e caprioli nei boschi nei dintorni di Parigi. Voi siete un fotografo. Se mi portaste qualche foto inedita di quegli animali, mi interesserebbe, le prenderei”. Si è fatto accompagnare nel bosco e ha chiesto qual era il posto dove quegli animali si trovavano.  Vi si è recato e non solo le cerbiatte non sono fuggite, ma, cosa straordinaria, e quasi unica, c’è stata una cerva che  ha partorito davanti a lui. Ha potuto fare delle fotografie sensazionali.  Un giorno è passato a Karachi dove c’è un bellissimo giardino zoologico dove c’è una pantera nera magnifica in gabbia. Proibizione assoluta di fotografare. Ma, avendo dato una mancia al guardiano e assicurandolo che avrebbe presa tutta la responsabilità su di sé, avanzò fino alla gabbia, passò la mano all’interno e accarezzò la testa dell’animale che si mise  fare le fusa. Poi è andato via dopo aver fatto le foto. IL mio amico è convinto della nostra fraternità con tutti e questo agisce attorno a lui.

Peccato che nelle scuole non si insegnino queste cose. Quando una famiglia voleva mandare i suoi bambine alla scuola dell’ashram, la si avvertiva:” non rispettiamo nessuna proibizione di casta, tutti gli allievi sono uguali.” Nel corso superiore che dirigevo, avevo tra le altre come allieva una giovane indiana, suo fratello e due amici. Domandai loro cosa pensassero delle caste. La giovane mi rispose in un modo che non ho mai dimenticato:” Signore, le caste sono una grande verità. Lascio da parte i vantaggi sociali  che sono di sopprimere  la concorrenza tra certi mestieri e di evitare che la gente non abbia lavoro. C’è qualcuno che, se qualcuno fabbrica dei sandali , è intoccabile perché tocca cuoio di vacca. Voi perché siete venuto qui come professore?”Risposi: “ho un sentimento che mi spinge a cercare un modo di vita che possa sviluppare in me un lato che fino ad ora alla scuola e altrove non mi è mai parso il migliore…”-“Si, questo è il carattere  di un bramino, voi siete alla ricerca del divino,disse. Ora siete maturo e maritato, dovete organizzare la vostra famiglia, le vostre relazioni con gli altri e questo è il ruolo del Kshatrya, siete il re del vostro piccolo ambiente per piccolo che sia. Con questo lavoro vi guadagnate la vita. Vostra moglie non può fare tutto  e siete voi , come uomo che dovete verificare i conti e quella è la terza casta, quella dei Vaisya. E, siccome non siamo di alta casta, siamo tutti dei servitori dei Sudra. Loro sono in ciascuno di  noi. La grande questione è di ricostruire un’unità in voi di questi quattro aspetti. Perché  non solo non sono opposti, come lo sono nella vita esterna, ma devono nella vita interiore essere perfettamente uniti e rappresentare la totalità delle possibilità. Perché il vostro passato non lo conoscete, in particolare la vita interiore, che ne sapete? Perché allora accettare e valorizzare ciò che siete, col pretesto che siete nato in quell’ambiente e rifiutate tutto il resto come inferiore? Bisogna anzitutto che vi sentiate in armonia con tutti. Potreste dire per esempio: ”sono un commerciante”. E’ vero esteriormente, ma prima di tutto siete un uomo completo”.

Questo mi ha molto toccato, in quel paese delle caste, sentir dire questo da dei giovani di diciannove, venti anni che si frequentavano tutti senza nessuna differenza, senza alcun razzismo.  E più tardi, quando uno di loro andò nel mondo esterno, era differente dagli altri nelle relazioni con quelli che lo circondavano, perché poteva, qualunque fosse la categoria del suo interlocutore, trovare un punto in cui era capace di comprendere. E’ questo: io rispetto il vostro punto di vista interno, perciò possiamo comprenderci, avere un contatto. E tutto va bene.

Questo ci permette di sperare che l’ideale dell’unità umana si sviluppi lentamente. Non sarà facile, ma il fatto che ci pensiamo, è già notevole.

Gli hindu sono molto aiutati dalle loro credenze nella reincarnazione, perché tutti  quelli che incontrano sono degli esseri come loro stessi. E però tutti gli uomini sono diversi, non ci sono due uomini uguali, ma sono tutti sullo stesso piano, sono tutto Uno.

La realizzazione dell’armonia tra il divino e l’umano dipende dalla qualità degli esseri umani e posso affermare, avendo molto viaggiato, che ci sono persone povere che non sanno quasi niente, che sono in armonia con gli altri e anche con la natura. Non c’è niente di più ridicolo che parlare di popoli in via di sviluppo. E’ supporre che noi, noi non lo siamo! Non ho trovato la tolleranza che negli esseri usciti dalla nostra società, che avevano avuto un contatto diretto con il Divino.

a cura di L. Scalabrini.