Verso una tecnologia etica

Michel Joseph

3ème Millénaire n. 89 Traduzione : Luciana Scalabrini

3m. Come spiegate il lato inumano della tecnica?

M.J.   Vediamo bene che con lo sviluppo della tecnica non abbiamo più conservato il senso originale di quello che era la technè per i Greci, che significa arte. La technè non era dunque quella cosa inumana e meccanica che vediamo oggi. I greci opponevano la natura all’arte e Aristotele dà la definizione dell’arte  come imitazione dell’istinto. Essendo l’arte l’imitazione dell’istinto, che gli animali possiedono inconsciamente, l’uomo la sviluppa con l’arte e diviene artista, artigiano e tecnico, ma in un senso più largo di adesso. Oggi il senso è ristretto all’utilitario, industriale e economico, perché si rapporta esclusivamente a valori che portano utilità a corto termine; è per esempio la medicina  di punta, che offre una tecnologia del sensazionale senza proporre  veramente delle vie di guarigione per l’uomo nella sua integrità.

3m.   Nel vostro percorso riportate quello che si chiama tradizionalmente la technè all’arte sociale. Cosa intendete con arte sociale?

M.J.   L’arte sociale è quando l’uomo applica la sua capacità creatrice  e il suo senso dell’umano a un particolare ambito della sua esistenza. Tutti i campi della vita sono compresi: la nutrizione, l’educazione, l’habitat, l’arte di guarire, l’arte dell’amore, il giardinaggio, ecc.

3m.   E’ vero che anche questi ambiti della nostra esistenza hanno tendenza ad essere presentati sempre più con tratti di tecniche meccaniche, come le scienze applicate. Come ha potuto essere realizzata una tale tendenza alla meccanizzazione?

M.J.   L’ultimo scritto di Rudolf Steiner, poco prima di morire, è un articolo nel quadro di una serie che redigeva ogni settimana per l’ebdomadario  Das Goetheanum.

In quell’articolo intitolato “Dalla natura alla sottonatura” spiegava che assistiamo dall’inizio dell’età moderna (il 15° secolo, che chiama la civilizzazione dell’anima di coscienza) all’acquisizione dell’uomo di facoltà nuove che accompagnano lo sviluppo della tecnica. Questo sviluppo si accelera progressivamente, specialmente nel 20° secolo, che è quello delle grandi invenzioni. E questa tecnologia ha esplorato sempre di più degli aspetti  che bisogna chiamare a buon diritto infra-sensibili.

Al contrario, per percepire la pianta nella sua realtà, Hegel ci insegna che bisogna vedere simultaneamente la foglia, il fiore, il seme e il frutto. Questo approccio, che oggi si direbbe olistico, si ricongiunge evidentemente al lavoro di Goethe che conduce al sopra- sensibile della pianta, alla sua dimensione non visibile. La scienza contemporanea, che non è affatto preoccupata di quell’aspetto qualitativo sopra- sensibile, è discesa nell’infra- sensibile, che è anche quella dell’invisibile nel senso ordinario, diventando accessibile con l’aiuto di strumenti d’analisi estremamente spinti.

Le tre grandi forze dell’infra- sensibile sono l’elettricità, il magnetismo e quello che Steiner chiama la terza forza, nella quale certi hanno creduto riconoscere il nucleare, ma che certamente comprende anche il campo delle nanotecnologie, particolarmente della microbiologia. Questi tre ambiti sono in ogni caso dell’ordine dell’infra- naturale. Ed è perché la scienza si è esclusivamente preoccupata dell’infra- naturale che siamo entrati nell’era dell’ombra, l’era in cui l’uomo sul piano etico non si è sviluppato in modo sufficiente in rapporto al folle sviluppo delle tecnologie. Questo ha prodotto una dissociazione tra l’oggetto creato e il suo creatore; la creatura ha acquisito un potere che sfugge al suo creatore. E si teme a breve l’autogenerazione di certi robot…

3m.   Che differenza possiamo vedere tra gli organi di percezione artificiale e gli organi di senso umani?

M.J.   Per esempio, le immagini virtuali non partono da una qualità visiva estetica, ma da una quantificazione dell’informazione, per dare una percezione o ovviare alla sua deficienza. In generale si può dire che la differenza sta nel fatto dell’aver privilegiato la quantità sulla qualità, che è proprio della tecnica attuale esclusivamente fondata sull’idea di profitto.

3m.   Che relazione stabilisce Rudolf Steiner tra l’infra- naturale, su cui si basa la nostra tecnologia, e il sensibile, cioè il sopra- sensibile?

M.J.   Nel suo articolo Steiner spiega che, al di qua dei quattro elementi naturali dati ai nostri mezzi di percezione, siamo discesi, con la tecnica, di tre gradi nell’ambito dell’infra- naturale. A ciascuno dei tre gradi corrisponde una tecnica particolare; e, come si vede nella mitologia greca, tutto è cominciato con l’uso del fuoco, perché l’uomo, l’homo faber, potesse fabbricare degli utensili. Poi ha utilizzato l’energia del vento e poco a poco l’energia idraulica, i motori a vapore e a scoppio, ciò che ha condotto all’ambito dell’elettricità, del magnetismo, ecc.

Per Steiner l’elettricità è una forza della natura imprigionata nel sotto- naturale. Quella forza, discesa più in basso di quel che non dovrebbe, è la luce che, nella concezione dei quattro elementi, è legata all’elemento aereo. Lo stesso accade per l’elemento liquido che, quando scende più in basso di quel che dovrebbe essere, produce il magnetismo. Per quanto riguarda l’elemento solido, disceso al livello della terza forza, certi fisici che lavorano con l’antroposofia, hanno pensato che si trattasse dell’atomo. In ogni caso vediamo che su quelle discese della natura, abbiamo sviluppato tecnologie di punta

Steiner allora disse che, per ridare alla scienza il suo lato umano, cioè il suo lato arte sociale bisognerebbe spiritualizzare la tecnica, risalendo tanti gradi quanti siamo scesi con l’avventura tecnologica. Di fronte alla sotto- materia, si tratta dunque di riscoprire gli aspetti qualitativi della natura e anzitutto le forze eteriche, tutto l’ambito del vivente.

Abbiamo a che fare da un lato con una denaturizzazione, una caduta verso la sotto- natura, e dall’altro lato con un processo di eterizzazione, o spiritualizzazione degli elementi.  Da una parte la forza dell’elemento liquido denaturato diventa il magnetismo, mentre dall’altro la forza del liquido spiritualizzato diventa quello che gli alchimisti chiamano l’etere chimico, o dei numeri o dei suoni. Qui siamo molto vicini alle ipotesi sulle vibrazioni emesse attraverso le teorie ondulatorie corpuscolari della materia. Su questo punto Steiner attira l’attenzione su dei ricercatori sconosciuti o poco considerati  come l’americano  Jhon Keely, inventore di un tipo di macchina che può creare più energia di quella che consuma.

3m.   Una specie di macchina perpetua che sembrava non funzionare che in presenza del suo creatore…

J. M.   …Che non aveva una formazione scientifica. Peraltro il suo assistente non poté mettere in moto la macchina che quando Keely pose le mani sulla sua spalla. Si disse all’epoca che la forza eterica di Keely muovesse la macchina; è così che ne parla Helena Blavatsky, C. G. Harrison (un saggio antroposofo), poi Steiner.

Steiner ha allora inventato il concetto di tecnologia morale, che per lui diventa l’avvenire della tecnologia.

Il fondamento della tecnica etica si basa allora sulla legge delle risonanze, che deriva dal fatto che il principio di individualità e il principio tecnico si associano. Peraltro le dichiarazioni di Steiner sono ambigue: a volte dice un gran bene della tecnica di Keely e a volte dice il contrario. Dice che per fortuna quella tecnica non è stata messa a disposizione degli uomini, che l’avrebbero usata per la guerra.

Perché l’uomo sviluppi  le qualità di una tecnologia occulta meccanica, come le capacità che aveva Keely come tecnico in risonanza con la macchina, Steiner indica la necessità  di uno sviluppo etico. In mancanza di questo quelle capacità ci saranno negate.

Insomma, tutta la tecnologia che si è sviluppata a partire dai microprocessori, l’informatica, internet, ecc, non sarà che una caricatura di quella tecnologia etica dell’avvenire. Ciò permette di capire che internet sia la migliore e la peggiore delle cose. La migliore perché mette a disposizione intere biblioteche, enciclopedie e informazioni, e la peggiore perché veicola la menzogna, l’odio, la pornografia, la pedofilia, ecc.

3m.   E’ allora una caricatura di comunicazione, di comunione di spiriti,  dove tutti  hanno l’illusione di potersi aggrappare ogni momento, mentre non ci si aggrappa che a degli inganni di comunicazione.

J.M.   Esattamente. Poi c’è anche la critica, spesso fatta da chi comunica con gli angoli più nascosti del mondo, ignorando totalmente ciò che vive attorno a lui. E’ perciò un inganno di pensiero planetario.

Credo che tutte le indicazioni  che Steiner ha dato non siano utili se non confrontate al nostro vissuto attuale. Si tratta allora di aiuti per comprendere il nostro tempo e tutto ciò che è in gioco al di là della facciata delle cose.

Ma ritorniamo alla relazione tra forze sotto naturali e forze spirituali: in rapporto con le forze della sotto natura, ci sono forze spiritualizzate come l’etere del calore, molto vicine al calore fisico, ma anche molto differenti. L’una e l’altra hanno punti in comune, si distinguono però per il fatto che il primo è interiorizzato, l’altro tutto esteriore. Il calore eterico è il calore morale, interiore, quello dell’entusiasmo per un’idea o quello dell’amore; questo aspetto eterico del calore, impercettibile all’esterno, è differente dal calore puramente animale o materiale che si manifesta al di fuori, e può essere misurato.

Ugualmente, bisogna distinguere l’etere di luce dalla luce visibile, essendo l’una la luce interiore, chiamata così anche dai filosofi, come per esempio nell’espressione “l’epoca dei lumi”, che è stata un risveglio della luce della ragione.

L’ambito dell’etere dei suoni, o etere chimico è senza dubbio il campo, in cui la tecnica attuale  fino ad ora è la più avanzata. L’avvertimento di Steiner è forse il più appropriato. Se, con mezzi tecnici esterni si arriva a impadronirsi di forze che appartengono all’etere dei suoni, allora si può interferire sulle leggi della gravitazione, sull’armonia cosmica esistente, sulle leggi generali dell’atmosfera terrestre. E’ l’ambito che gli antichi chiamavano la Musica o l’Armonia delle Sfere, che Keplero cercava volendo trovare la sonorità di ogni pianeta. Era anche il regno investigato dagli alchimisti. All’epoca, quello che veniva chiamato Chimica come nelle Nozze Chimiche era un processo interiore e non un fenomeno di reazione esterna. L’alchimista che preparava il suo oro filosofale lavorava anche su se stesso, perché l’essenziale era ciò che avveniva nell’essere umano. Tutto questo fa parte dell’etere dei suoni e dei numeri, perché ogni pianeta ha la sua sonorità e il suo metallo, e ogni metallo ha il suo numero.

L’ultimo etere, l’etere di vita,  è il più difficile da raggiungere, perché è presente nella materia minerale. Lì, in quello che è il più basso, al livello più inanimato, si deve trovare il più alto.

La caricatura di una scienza dell’etere di vita non si troverà nella genetica, che è il luogo dove i regni viventi e le specie viventi non hanno più archetipi, dove sono indistinti, dove le caratteristiche, i geni di un insetto o di un mammifero si possono combinare con quelli di una pianta? La terza forza infra- sensibile evocata da Steiner, considerata da certi ricercatori come la forza dell’atomo, è forse nella costruzione del famoso genoma?

Penso che la terza forza della sotto- natura si trovi nell’infinitamente piccolo, come lo si è esplorato nella ricerca nucleare e nelle nanotecnologie, particolarmente nella tecnologia del genoma.

Vediamo che le scienze moderne e contemporanee in molti campi hanno toccato l’esoterico, dimensione a cui avevano attinto le scienze tradizionali, ma che non si comprendeva più. Oggi c’è una ripresa  di quelle conoscenze antiche, senza che però le si comprenda di più, perché manca uno studio dell’eterico e dei diversi eteri. Sarebbe quella una macchia d’oggigiorno per tutta l’umanità.