La trasformazione individuale: una richiesta spirituale

 LIGIA  DANTES

 LA TRASFORMAZIONE INDIVIDUALE: UNA RICHIESTA SPIRITUALE

Traduzione di Maurizio Redegoso Kharitian

“Essere cosciente durante la meditazione del “chiacchiericcio mentale” è un momento positivo che va verso la presa di coscienza che una trasformazione ad un livello molto profondo è necessaria”.

Per Ligia Dantes, “la Trasformazione Umana è un avvenimento Spirituale”.

Lo Spirito, la psiche ed il corpo fisico formano un tutto, una globalità designata da un neologismo: Cosmopsicofisicalità o Spiritopsicofisicalità.

L’avvenimento che costituisce la trasformazione è per essa “un movimento di portata Cosmica”. In quanto siamo un “aggregato della creazione nell’immensità dello spazio. Siamo modellati dalla nostra evoluzione in seno alle forze visibili ed invisibili del Cosmo. Siamo coscienti della nostra esistenza e possiamo parlarne. In più, abbiamo ricevuto il dono della Coscienza che ci da la possibilità di cooperare coscientemente e di essere responsabili della Trasformazione dell’umanità.” La trasformazione dell’Umano, che non è un semplice cambiamento della personalità, non può essere separato da quella dell’umanità nel suo insieme.

Fare l’esperienza del bisogno della trasformazione

Attualmente, siamo intellettualmente avvisati della necessità di una trasformazione della coscienza umana in scala mondiale. Ma nella nostra propria vita, siamo pienamente coscienti che ognuno di noi è responsabile di riconoscere questo in quanto bisogno individuale? Per onorare il processo naturale della trasformazione, dobbiamo cominciare dal fare l’esperienza di questo bisogno, dal sentire il bisogno di una trasformazione in noi come alla scala mondiale.

Questo può sembrare ripetitivo e confuso, ed uno dei miei studenti ha potuto dirmi che, “tenuto conto della condizione umana attuale, tutto il mondo sa che noi abbiamo bisogno di trasformazione.” E’ esatto. Sappiamo questo, possiamo riflettervi seriamente, parlarne ed anche insegnare a questo proposito. Gli studenti pongono spesso delle domande come: “Se siamo un processo Cosmologico o Spirituale, perché non ci trasformiamo? Perché non diveniamo più coscienti? Dipendiamo dai nostri Spiriti? Perché non intravedete che noi facciamo degli sforzi per trasformarci altrettanto importanti di ciò che è tradizionalmente insegnato?”

Ebbene… Mi sembra che se noi sapessimo come trasformarci, noi l’avremmo già fatto! Ciò che è sicuro, è che non possiamo farlo con i nostri ego. Non è sola competenza di un ego che “fa molti sforzi” ed utilizza una tecnica per essere migliori. Questo comporterebbe che un cambiamento di personalità, che molta gente raggiunge grazie a certi metodi psicologici, attraverso modi di studiare se stessi o di credenze filosofiche o religiose. Ciò che è sottolineato qui è che esiste una responsabilità individuale situata ad un livello Spirituale, che è un livello della Creazione del Cosmo (uno stato che è costantemente in movimento).

   In quanto esseri coscienti, noi sappiamo che abbiamo bisogno di una trasformazione della coscienza dell’umanità. Abbiamo bisogno di un cambiamento del tutto radicale dei nostri paradigmi di pensiero. In quanto essi continuano a controllare ciascuno di noi attraverso la cultura (il nostro modo di vita condizionato in seno alla società). Ma siamo lontani di vedere, in piena coscienza, l’imperativo davanti al quale ciascuno di noi si trova. Si tratta di fare l’esperienza diretta della necessità di una trasformazione sia all’interno di noi che nella scala globale.

  La necessità per ognuno di prendere coscienza del bisogno di trasformazione

   Innanzitutto, vorrei dire al lettore che il punto di vista proposto qui non è qualcosa che andrebbe creduto o non creduto. Non si tratta nemmeno di capire questo punto di vista sul solo piano intellettuale. Questo comporta una ricerca.

Occorre qui un’ esperienza personale profonda, una visione penetrante della condizione umana che è ugualmente la nostra condizione. In altri termini, noi dobbiamo prima di tutto avere l’esperienza del bisogno di trasformarci! Si, ho detto bene noi, che siamo responsabili di mantenere la pace e l’armonia in noi stessi e nelle nostre relazioni con gli altri. Si, ho ben detto noi, che siamo i consumatori in questa civilizzazione e coloro che la fanno sviluppare. Ma siamo anche i “guardiani” del pianeta.

Ciò che voglio sottolineare, è che noi soli, in quanto individui, siamo responsabili della presa di coscienza della necessità di una trasformazione. Siamo di conseguenza responsabili del cambiamento radicale nei comportamenti che devono prodursi perché la specie umana possa sopravvivere in pace e sanamente su un pianeta che, all’origine, ci ha dato tutto ciò di cui abbiamo bisogno per la nostra esistenza. Ma, oggi, la maltrattiamo e questo a nostro proprio detrimento.

Più che un semplice cambiamento

Sappiamo che la nostra umanità ha bisogno di più che un semplice cambiamento. Essa ha bisogno di trasformarsi. Direi anche che ha bisogno di una “trasmutazione” della coscienza. Certi diranno che il dominio Spirituale non è al livello somatico dell’esperienza, separando così il corpo dallo Spirito, e che la coscienza non è che un enigma del funzionamento umano. Ma, per come la vedo, questa trasformazione sarebbe un avvenimento Spirituale agente sul piano somatico. Si produrrebbe un cambiamento radicale al livello cellulare del nostro organismo. Nello stesso modo, i nostri paradigmi di pensiero e di comportamento si modificherebbero radicalmente. In altri termini, vedremmo dei cambiamenti nel microcosmo/macrocosmo regolamentato da delle forze naturali. Questi cambiamenti radicali potrebbero eventualmente divenire visibili sotto forma di mutazioni, facendo forse emergere una nuova specie fra migliaia di anni.

In generale, non abbiamo che un’idea (intellettuale, dunque nel campo del sapere) delle forze invisibili all’opera nel Cosmo, del potenziale di questa energia e di numerosi cambiamenti, delle mutazioni e delle trasformazioni producenti a dei livelli quantici invisibili.

Se osserviamo attentamente la storia, noi possiamo vedere che la coscienza umana si è evoluta attraverso l’evoluzione del pianeta. Gli esempi più visibili sono i filosofi come Socrate, i capi spirituali come Buddha, gli insegnanti religiosi come Gesù e Maometto (per citarne che alcuni). Hanno aperto la via alla trasformazione delle differenti modalità d’espressione umana. Il Buddha, migliaia di anni fa, attirò la nostra attenzione sull’impermanenza. Oggi, gli scienziati confermano che l’impermanenza è lo stato nel quale tutto si trova sul nostro pianeta e al di là. Tutto è in costante movimento al livello quantico, anche se noi non possiamo vederlo. Il Buddha ci ha anche svelato il processo dell’illuminazione. Per molti, è una prova della trasformazione dell’uomo – anche se nel dogma buddista ciò implica d’essere liberi della necessità di rinascere. In seno all’impermanenza e ai cambiamenti costanti, la Trasformazione o il Risveglio è possibile per ogni incarnazione umana.

Nella nostra attuale civiltà (che non è ancora trasformata), noi abbiamo, in un processo di cambiamento permanente, messo a punto delle grandi meraviglie tecnologiche di cui alcune hanno creato dei problemi nefasti per il pianeta e noi stessi. Sono sicura che i lettori di 3e millènaire sono ben informati dei problemi ecologici attuali, della continua discordia nell’arena politica, delle battaglie tra fazioni diverse e delle guerre violente tra differenti paesi (il mio articolo precedente aveva affrontato questo soggetto – 3e millènaire n°103). Questo richiamo della situazione è sufficiente perché ci si chieda in quale momento gli umani si vorranno risvegliare, trasformare e diventare pienamente coscienti della ripetizione senza fine degli schemi comportamentali irresponsabili nei riguardi della terra e che oltretutto generano la discordia? Possiamo essere coscienti della mancanza di compassione che favorisce le disuguaglianze (tra ricchi e poveri) e provoca così ostilità? E soprattutto, quando vorremo fermare la disarmonia emozionale che regna in noi?

   Noi partecipiamo allo sviluppo delle meraviglie tecnologiche che ci mette in pericolo, ne siamo i consumatori, e siamo anche i responsabili degli schemi emozionali conflittuali che sono impiantati in esse. Siamo i responsabili dei comportamenti che ci mantengono in questo intrallazzo di conflitti e di violenze nel mondo. Sta dunque a noi, in quanto individui, cui appartiene di aprire gli occhi su ciò che dobbiamo fare.

Differenza tra cambiamento individuale e trasformazione individuale

Pervenuti a questo stadio, diventa molto importante di fare bene la differenza tra il cambiamento individuale e la trasformazione individuale. Il cambiamento; nel corso della nostra epoca moderna, la psicoterapia, la psicanalisi, od altre tecniche in cui si aiuta se stessi, hanno dimostrato la loro utilità: noi possiamo capire ciò che è il bagaglio emozionale ancorato nella nostra memoria ed il modo in cui interferisce nelle nostre relazioni. Le persone che sopportano degli schemi comportamentali creanti della sofferenza psico/emozionale hanno la possibilità di agire su di esse da una parte grazie alle osservazioni fatte dal loro terapeuta, e dall’altra realizzando il modo infantile di cui il loro spirito può funzionare. Possono particolarmente riconoscere e stoppare i comportamenti emozionali nocivi per la loro salute e le loro relazioni. Il processo riposa sulla memoria (si fa ricondurre alla coscienza dei ricordi repressi o soppressi) e la liberazione (del carico emozionale associato al trauma). Ciò è seguito da una comprensione sana e matura delle emozioni e delle situazioni che gli sono collegati. La persona cambia realmente se la psicanalisi o la psicoterapia è coronata da successo, se egli o essa è sincera e va in fondo al processo.

Si tratta di un’esperienza individuale che aiuta i geni a risolvere i problemi creati dai ricordi dolorosi che hanno dovuto passare, dalla loro colpevolezza ed il loro risentimento. In più, ciò aiuta a prendere delle decisioni migliori a proposito del loro modo di vivere in quanto che adulta, e dunque a migliorare la loro maturità relazionale. In altri termini il loro ego diviene più abile alla mediazione con il mondo esterno. Ma le loro preoccupazioni restano centrate sulla loro propria persona. L’esperienza del “se” cambia: da un “io” che è nella confusione, passa ad un “io” che “sta meglio nella sua pelle”.

Oltre agli approcci psicoterapeutici menzionati qui sopra, molta gente perviene ad un tale cambiamento grazie ad una introspezione ed una investigazione interiore molto serie. Questi cambiamenti possono ugualmente passare dal credo religioso, l’osservazione di se, la conoscenza filosofica, o una pratica della meditazione. Le persone che si danno interamente al loro proprio modo di aprirsi possono così provare il tipo di cambiamento di cui parliamo. Possono fare l’esperienza di un modo di vita più sano, e si mettono talvolta ad insegnare la loro nuova comprensione dell’equilibrio emozionale. Questi cambiamenti sono benefici sul piano dell’esistenza individuale, ma l’umanità nel suo insieme non è considerata. Così, che sia per un beneficio personale, per ottenere del successo o una buona situazione nella società, la preoccupazione centrale resta il miglioramento individuale. Il cambiamento vissuto da una persona, chiunque esso sia, può anche motivarla per aiutare gli altri. Si mette ad insegnare o si implica in certe professioni che aiutano gli altri (yoga, esercizi fisici, servizi sociali, politica, ecc.)

Questa tendenza che punta verso un miglioramento partecipa all’evoluzione della coscienza. Andare dritto allo scopo di questi cambiamenti è dunque importante per numerose persone, perché ne provano il bisogno per se stesse. E’ primordiale notare che, anche se l’individuo cambia – ciò che è di competenza dell’ego per aiutarci a sopravvivere nelle nostre culture, e che è di una grande utilità per molte persone – questo non aiuta a migliorare la condizione umana sul piano globale.

La trasformazione: amo assimilare questo processo a quello del bruco che si trasforma in farfalla. Si tratta di un processo del tutto naturale guidato dal funzionamento interno del bruco stesso. Il lavoro interiore che si svolge è una metamorfosi del bruco. Esso crea la crisalide ed è in questa che la mutazione completa e radicale si produce. Se il processo stesso è ben conosciuto (in quanto gli scienziati osservano e spiegano questo da molto tempo), il mistero di ciò che è la fonte della metamorfosi dimora, proprio come la presenza della vita su un pianeta nello spazio resta un mistero al di là delle nostre credenze e delle nostre spiegazioni scientifiche. La trasformazione non risulta certamente da una manovra dell’ego. Di fatto, il comportamento attuale predominante dell’umanità nel suo insieme è quello di un ego mondiale le cui azioni vanno al di là della funzione di sopravvivenza necessaria alla protezione della specie. Il comportamento egoista, il desiderio di potere e di ricchezza, si sono propagati attraverso il mondo con una velocità che vale bene quella delle interazioni elettroniche che si fanno nelle pance dei computers.

Una persona che osserva con neutralità, che cerca con questa neutralità, può risentire con chiarezza la sua interdipendenza con la totalità. Egli o ella può fare profondamente l’esperienza che l’ego mondiale non è differente dall’ego individuale: l’ego mondiale è l’ego individuale. Se fra noi più persone potessero avere l’esperienza di questa autentica unità, forse ci apriremmo delle porte per la trasformazione dell’essere umano, questa trasformazione che è così necessaria. La coscienza, attraverso la visione penetrante e abitata dalla compassione, la ricerca e la pratica spirituale, beneficerebbe allora dello stesso tipo di effetto che questo descrive nella teoria del caos in cui il battimento delle ali di una farfalla influisce nel cosmo in modo invisibile. Dobbiamo considerare la trasformazione come un movimento della coscienza che è al di là del cambiamento. Secondo la nostra ottica, il cambiamento è motivato dall’egoismo. E’ un modo di vita d’essenza egocentrica. Al contrario, la trasformazione è un modo di vivere in cui l’io non è più messo in avanti. Il primo è per necessità legato all’ego, mentre nel secondo, l’ego diventa un semplice assistente, quando questo risulta necessario, delle funzioni naturali di protezione dell’organismo.

La trasformazione appare come un’esperienza spirituale naturale, quella di una rivelazione che si produce nella coscienza individuale e si manifesta in diversi modi. Le persone possono percepire (più spesso in modo inesplicabile) una “presenza” od una “unità”, ciò che è talvolta considerato come un’esperienza religiosa o spirituale, e sarà in seguito rilegato a loro convinzioni personali o meglio un’esperienza profonda della vita nell’Universo. Questa percezione si esprimerà attraverso questo prisma. Ciò può essere anche una forte intuizione, una curiosità insaziabile di scoprire i misteri della vita che conduce allora le persone a delle ricerche molte spinte.

E’ facile vedere che noi vogliamo cambiare per provare di sentirci meglio, di vivere meglio. Ma possiamo noi vedere che la trasformazione, che è una oscillazione radicale, farebbe passare l’oggetto delle nostre preoccupazioni di noi stessi verso gli altri, mettendoci così al servizio di una vita armoniosa e più sana accordandosi ai bisogni di ognuno? Possiamo vedere che mettersi veramente al servizio degli altri è una gioia? Gli insegnanti spirituali considerano generalmente questo come l’autentico Servizio Disinteressato, che si insegna in quanto pratica in vista di ottenere il risveglio, la trasformazione o lo stato di Boddhisattva. La trasformazione è un’esperienza umana più profonda che il cambiamento. Oggi, dei gruppi di esseri umani riconoscono in loro stessi il bisogno di trasformazione e si votano ad una investigazione neutra che si pone al di là dei vecchi paradigmi.

 

Piena coscienza

Quando conduciamo l’investigazione su noi stessi e che facciamo l’esperienza della nostra responsabilità, si pone un’importante domanda. Che cosa possiamo fare per onorare questa responsabilità che è la nostra di fronte alla trasformazione?

Se avessimo una sola parola da utilizzare, direi “piena coscienza”.

Non è imparare solamente imparare ciò che è (anche se aiuta). Si tratta di praticare la piena coscienza nella nostra vita quotidiana. Non come una “pratica” che sarebbe imposta da una credenza, fede, ma come un movimento naturale nella conoscenza risultante da una presa di coscienza totale della necessità di un cambiamento radicale in noi e nel nostro modo di vivere. Questo implica di prendere coscienza del mondo immaginario nel quale il nostro spirito si trova (la verbosità permanente) e di essere pronti ad accordare tutta la nostra attenzione a ciò che noi facciamo nel momento presente. Fare l’esperienza dei nostri spiriti condizionati, è essere cosciente ed attento. E’ osservare con neutralità nel corso della vita, dal vivo, la maniera in cui il nostro cervello funziona con le sue interpretazioni, le sue ipotesi, i suoi giudizi, i suoi paragoni, il suo modo di generalizzare le cose, i suoi ricordi, le sue credenze ed i suoi schemi emozionali ripetitivi, ecc. L’esperienza del “chiacchiericcio mentale” è ciò di cui le persone si lamentano, in quanto questo le disturba nella meditazione. Eppure, essere coscienti durante la meditazione del “chiacchiericcio mentale” (se si osservano con neutralità i nostri spiriti condizionati) è un movimento positivo che va verso la presa di coscienza che è necessaria una trasformazione che si deve operare ad un livello molto profondo.

Perché ciò dovrebbe essere utile?

Perché la piena coscienza, è “vivere il momento presente”. Questo vuol dire che noi siamo nella realtà, coscienti di “ciò che è” al momento che è “ciò che è”. In altri termini, il mentale diviene silenzioso, senza giudizio ne paragone, senza preferenza o desiderio che le cose “siano altrimenti” – senza l’influenza del mentale condizionato. Quando quest’ultimo si trova in questo stato di equanimità, le azioni che sono necessarie ed appropriate sul momento sono compiute. Nella piena coscienza, non vi sono dei problemi emozionali,  né l’ambizione di essere migliori degli altri. Non vi è “la preoccupazione egotica del sè” e siamo dunque attenti agli altri ed a noi stessi con amore e compassione. E’ uno stato d’attenzione o d’osservazione neutra di “ciò che è”, “come è”. E’ un momento di responsabilità totale verso l’umanità, che è anche noi stessi. Proviamo la nostra totalità d’essere – la nostra Cosmopsico-fisicalità o Spiritopsicofisicalità -, senza separazione nella nostra essenza. Così che Krishnamurti aveva abitudine di dire: “L’osservatore è l’osservato”. Ciò che noi vediamo all’esterno è anche all’interno.

La piena coscienza si accompagna sempre da una rivelazione interiore, da una curiosità su noi stessi in quanto organismi umani, che sono “ciò che sono” e non ciò che si ascolta a proposito o ciò che “dovrebbe essere”. Così, una investigazione neutra su se stessi si scopre come stante un’esperienza naturale, senza sforzo.

Divenendo pienamente coscienti del bisogno di trasformazione che vive in noi, senza tenere conto del modo in cui questo potrebbe arrivare alla scala dell’umanità, saremmo dunque individualmente responsabili della nostra trasformazione sul pianeta. Vivere questo bisogno di trasformazione, questo dovrebbe svolgersi per un amore incandescente nel cuore dell’individuo, che si propagherà attraverso questa globalità invisibile che è l’umanità.

Noi ci rimettiamo a delle “autorità” per dirci chi noi siamo, come trasformarci o risvegliarci. Eppure, anche se un sapere è molto importante, la nostra propria investigazione, il fatto di osservare se stessi e di provare attraverso se stessi direttamente la nostra presenza sul pianeta in quanto esseri umani, in interrelazione con gli altri ed il Cosmo, è dunque forse il bene supremo. Questo dono è in noi, in seno alla nostra volontà cosciente orientata verso la possibile e naturale trasformazione dell’umanità.