Del buon uso dell’Apocalisse di Jean Biès

Nella sua opera: “Passaporto per i tempi nuovi” Jean Biès si propone di fornire un certo numero di antidoti all’età attuale, e aiutare l’uomo contemporaneo a vivere al meglio una fase particolarmente critica del suo divenire. Si tratta di assumere l’epoca più che subirla, e forse, superarla. Ma come?… Questo è quello che gli abbiamo domandato.

D.  Assumere più che subire… Da dove è venuta l’idea di questo libro, che si presenta come un vero viatico per attraversare l’Apocalisse?

Jean Biès : Ho constatato da molto tempo che numerosi autori  denunciano l’epoca che viviamo ma hanno molta paura a proporre soluzioni ai problemi. Una volta ammessa la dottrina dei tempi ciclici che pongono l’umanità in una fase contraria e paradossale della sua storia, per me si è trattato di rispondere alla domanda: Che fare in una tale congiuntura, come assumerla con meno spese e sofferenze possibili?, tenuto conto che non ci sono vere soluzioni che singole, e che le vere soluzioni vengono dal Divino.

D.    Queste soluzioni, dite, concernono i diversi piani fisico e sociale, intellettuale e morale, psicologico e spirituale.

J.B.: Concernono evidentemente la totalità dell’essere umano…  Ad un livello più esteriore, si impone una ricerca, ispirata a principi tradizionali adattati, della qualità dell’habitat, dei vestiti che si portano, del cibo che ci occorre. E’ urgente tornare ad usare il rispetto per la natura che fu l’appannaggio del politeismo, l’arte di contemplare, il respirare, il dono del meravigliarsi, la saggezza del silenzio, la ritualità del gesto… Una certa marginalità strategica, una apoliteia anche si impone, più utile che la comunità degli intrighi e degli slogan. Ho voluto mostrare che la prima misura era subire al minimo le costrizioni totalitarie e, come nel taoismo, trarre il positivo dallo stesso negativo.

D.   Le misure d’ordine ecologico sono sufficienti per scongiurare le difficoltà di adesso?

J.B. : Nessun dettaglio è insignificante, ma quelle non costituiscono che un primo gruppo di precauzioni… Il livello intellettuale richiede rimedi più seri, che l’oriente può indicarci.

D.    Per esempio?

J.B. : Una rigenerazione dell’umanesimo è perfettamente possibile con  i chiarimenti delle saggezze orientali. Queste ci rivelano inoltre la nozione di punti di vista complementari trascendenti il dualismo, ci permettono di fare tabula rasa dei luoghi comuni, imposti dappertutto, del razionalismo e dell’esistenzialismo. Dimostrandone l’inanità, di riconciliare i dati della scienza moderna e gli insegnamenti primordiali, di ridare priorità alla pratica sulla speculazione dialettica.

D.   In questa rivoluzione mentale, che posto date alla diffusione dell’esoterismo che rende all’apocalisse il suo senso pieno di svelamento?

J.B. : Quella rivelazione è il segno dei tempi per eccellenza; essa controbilancia il crollo delle strutture universitarie ed ecclesiastiche. La riscoperta dei miti, dei simboli, chiavi iniziatiche, e la loro interpretazione gnostica, fanno parte dei rimedi indispensabili  alla rimessa in campo della Conoscenza. Ho tentato di mostrare la flagrante insufficienza di una lettura letterale  dei testi sacri, che è un impoverimento suicida.
L’esoterismo può solo confortare la fede  vacillante dei “ credenti”, rivelare agli atei  cosa è realmente una tradizione, restaurare in occidente una vera intellettualità. Ciò che conta prima di tutto è ridarci la formazione dottrinale di cui ci hanno privati.

D.    Le condizioni ideologiche, i riduzionismi filosofici, le nevrosi e le psicosi vi sembrano peggiori polluzioni di quelle dell’ambiente naturale. Spiegate che il mezzo più sicuro per dominarle è  disidentificarsi applicando  una via interiore.

J.B. : Effettivamente. Ne propongo tre e non ne escludo naturalmente altre; tre vie esemplari che, secondo gli adattamenti d’uso, hanno il vantaggio di non richiedere nessun maestro spirituale( sempre più introvabile) e di essere praticabili dall’uomo del kali-yuga. Poiché l’occidentale è  appassionato dell’azione, è normale per lui lo yoga delle opere, in qualche modo sublimato  dal disinteressarsi dei frutti dell’azione e compiuto con spirito di sacrificio. Poiché l’occidentale è separato dal suo inconscio,  l’alchimia junghiana gli è raccomandabile per lo studio dei sogni, la sincronicità e gli oracoli dei King, che ristabiliscono la prova dell’esistenza degli dei e autorizza, in piena età dei conflitti, la conciliazione dei contrari. Infine, poiché l’occidentale si riferisce ad un Dio personale, la preghiera del cuore, trasmessa con l’hésichiasme, gli conviene , tanto più che, secondo tutte le tradizioni, il metodo spirituale più appropriato all’uomo di oggi è il ricordo – invocazione di un nome divino. E’ probabilmente qui che risiede l’enigmatico “decimo della legge” esigibile dall’uomo.

D.    Scrivete che Dio ha mille corde al suo arco. Come vedete l’avvenire nell’attuale fase dell’umanità?
J.B. : La fase attuale è piena di minacce concrete. Ma la legge di enantiodromia ci insegna che la più oscura è la miglior condizione per l’emergere del più chiaro. Piuttosto che voler salvare un mondo in piena dissoluzione, meglio lavorare fin da ora per il futuro. Senza escludere l’eventualità di purificazioni, l’epoca comporta delle compensazioni; sembra farsi strada un certo risveglio spirituale. Ci sono buone ragioni di sperare, malgrado tutto , a condizione di ricreare  in sé, e attorno a sé, ciò che può suscitare le premesse necessarie a farci un nuovo sguardo, senza dimenticare che l’imprevisto appartiene al campo del possibile.

( a cura di L. Scalabrini)