Spiritualità per forti di Jean Biès

Lamentarsi: un’attitudine sterile –- Piuttosto trattenere l’inquietudine per farne uno strumento di risveglio –- La rinascita del pensiero orientale apre nuovi orizzonti — Come giungere ad una unità spirituale autentica.– Shri Aurobindo, un visionario — Le nostre speculazioni non contribuiscono che a distrarci dall’essenziale — Vivere nella perfezione e la liberazione sarà l’età d’oro

La seconda metà del XX° secolo è piena di inquietudine ed è apparsa un’abbondante letteratura che si applica a decifrare e tradurre i segni dei tempi e a spegnere il fuoco distruttore. Qui sono possibili due attitudini: o lamentarsi sterilmente sull’assenza di ogni soluzione e optare per un’attitudine suicida che non risolverà nulla, o cercare di doppiare questo capo difficile e mettersi in cerca degli aspetti paradossalmente positivi dell’età oscura.  Come attraversare questa fase nelle condizioni meno peggiori, soffrire il meno possibile nel momento in cui i rischi di sofferenza sono i più elevati, sfuggire alla fine del mondo mostrandosi più furbi del diavolo?
Cercare il positivo del negativo

Fare il processo dei tempi moderni non mostra un’attitudine realista, se dilapida una buona parte della nostra energia, alimenta le nevrosi, dà a questi tempi più importanza di quello che hanno, alla fine non cambiando nulla della situazione, facendo il gioco dell’avversario e sviluppando in noi negatività  e disperazione.

Una visione obbiettiva delle cose deve anzitutto fare ammettere che nessuna notte è così nera da non avere un po’ di luce. Condannare il cattivo uso di certe conquiste scientifiche non deve far dimenticare i benefici della tecnica che alleggerisce lo sforzo fisico e la miseria sociale, o la regressione delle malattie.

Trasformare l’inquietudine in un fermento di risveglio.
Non si tratta di negare l’inquietudine contemporanea, legittima anche se esagerata per una pubblicità volentieri mirata a trattare certi temi, né propendere per un ottimismo incosciente e beat d’inizio secolo, che trova la sua ragione d’essere in una assurda paura del reale-  Si tratta piuttosto di  rivolgere questa inquietudine in un senso positivo per farne un fermento di risveglio che si ispiri all’umana vigilanza ed all’iniziativa. Si potrebbe anche  vedere come una necessità che l’epoca diventi sempre più insopportabile, affinché sempre più esseri umani decidano di uscire dai loro limiti per mettersi alla ricerca de qualcos’altro.
Tutti gli insegnamenti tradizionali riportano che ogni fatto o avvenimento  viene a suo tempo, ha una sua logica interna, anche se il senso profondo della sua necessità ci sfugge sul momento, perché numerosi anelli nell’immensa catena degli effetti e delle cause ssi nascondono. Questa legge vale anche per l’assurdità del mondo moderno.

Può confortare il pensiero che non si tratta realmente nella fase attuale del divenire cosmico, della “fine del mondo”, ma della fine di un mondo. La tradizione hindu precisa che siamo attualmente al termine del kali-yuga o in mezzo ad un kalpa, o giorno di Brama. Inutile ricordare che numerosi miti iniziatici  illustrano diversamente l’idea che, se tutte le nascite sono una morte allo stato anteriore, ogni morte è una nascita e che ogni salita al paradiso è obbligatoriamente una discesa all’inferno. Il taoismo rileva che il giorno si alza a minuti, idea che si avvicina alla frase di Cristo, che arriva come un ladro ( Luca  XII; 40). Inevitabile dunque e necessario che prima dell’apparizione di un nuovo ciclo, il ciclo presente si liberi delle potenzialità più basse. Lo stesso Guenon, dopo la sua condanna dell’età oscura, ha lasciato intendere  che, se tutto dovesse essere distrutto in un cataclisma finale, non avrebbe mai iniziato la sua opera.

Ritrovare gli insegnamenti tradizionali

Ad un livello più concreto, si assiste in certi luoghi  ad un vero cambiamento della mentalità occidentale. Fin da adesso si può affermare che il cambiamento arriva troppo tardi? Nell’ambito scientifico , per esempio, molte trasformazioni dei punti di vista fanno ritrovare agli studiosi una visione del mondo  che si avvicina molto ai vecchi insegnamenti orientali. L’elaborazione di una gnosi moderna minaccia la fortezza del materialismo scentista; quella concezione della materia come condensazione dello spazio vuoto  si collega alla dottrina hindu del prana (soffio) e dell’akasha( etere). Quel movimento visibile, flusso di aggregati complessi, fa stranamente assomigliare la materia  al fiume di Eraclito e lascia presentire lo spirito dietro l’energia. Come scrive  Humphreys, ”l’universo cessa di essere una grande macchina per diventare un grande pensiero”.  Se la relatività einsteniana mostra che il tempo è un attributo dello spazio, i testi hindu lo insegnavano già.

Nell’ambito filosofico assistiamo a una seconda rinascita orientale, contrassegnata dallo stesso entusiasmo di quello del sedicesimo secolo che scopriva l’antichità. Non misuriamo mai abbastanza  la possibilità  che è la nostra , che ci riporta a tutte le epoche anteriori a cui abbiamo accesso facilmente e ci fa apprezzare gli insegnamenti tradizionali, sia andando nei paesi dove sono sorte, sia con le pubblicazioni o altri mezzi tecnici. Siamo i testimoni stupefatti  d9 una sistematica scoperta dell’esoterismo che nasconde le chiavi dei nostri problemi. E’ un segno dei tempi  che lo spirito consenta a lasciarsi indagare  ed è l’aspetto positivo  che  possiamo scegliere con una fortuna inaspettata. Questa fioritura deve  apparirci  come una vera benedizione compensatrice, che dobbiamo apprezzare.

Cercare una nuova forma di spiritualità
Mentre le grandi promesse temporali scompaiono , la ricostituzione di una certa elite si sta forse operando e, se non ha nessuna influenza sull’andamento degli avvenimenti, e non lo cerca nemmeno,  non ne scopre gli elementi di una filosofia perenne suscettibile di entrare  in una nuova forma di spiritualità. Forse è azzardato pensare che l’occidente sia privilegiato in una missione consistente nel trasferire gli insegnamenti orientali da questo lato del pianeta, nel momento in cui l’oriente li ignora o li rinnega nel suo desiderio di imitazione e di seguire la civiltà moderna. In tutti i casi può essere un’ipotesi di lavoro stimolante pensare che l’occidente, essendo stato il primo ad avviarsi sulle vie della sovversione e a oltrepassarle , sarebbe il primo ad incominciare la rimonta.

Conoscersi bene

Secondo la legge che vuole che da ogni male si tragga un bene, lo sviluppo delle turbe e dei trauma psichici dovuti a condizioni di vita sempre più precarie ha suscitato lo sviluppo delle scienze psicologiche, che, una volta passati i tentativi dell’infanzia, possono approdare a quella conoscenza di sé che serve da trampolino alla via interiore.

Conoscere se stessi è la condizione prioritaria, indispensabile,  prima di intraprendere con successo la crociata per salvare l’umanità in pericolo… Fino  a che il mondo esterno è l’ombra proiettata del mondo interiore, lavorare a mettere a nudo i propri conflitti è già mettere un po’ d’ordine nell’età dei conflitti. Certi cominciano a capire che, essendo la nostra natura in corrispondenza con gli eventi di fuori, li suscita e li attira: è urgente esplorare quella natura in profondità e augurabile istituire una educazione delle emozioni. Un tale approccio , lucido e coraggioso, permette di  svelare che, soffrendo per la morte del mondo, si prova soprattutto la paura nevrotica della propria morte. La frase del Cristo:” Nessuno se non il Padre conosce l’ora di quel giorno”, si applica bene anche alla fine del mondo e alla fine di ciascuno di noi. Anche quelli che non arrivano fino a questa conclusione, apprendono la fine del loro mondo e dei suoi miraggi, che sono tante immagini rassicuranti del loro me, la fine della loro società mercantile e cinica, percorsa dai fremiti dell’odio di Dio, perché è tutto l’odio di ciò che non è lei stessa.

Lo studio dei propri movimenti e reazioni è oggi divenuta possibile; autorizza ,se il terapeuta è nutrito da riferimenti spirituali, l’avvio verso un cammino.  Questo comincerà col fare evitare inutili perdite di energia  in supporto ad un avvenire che sarà in ogni caso diverso da ciò che si immagina, con avvenimenti che succederanno per la maggioranza in modo diverso o non succederanno affatto. Non è tanto il kali-yuga che è funesto in sé ma le angosce segrete per i nostri vagabondaggi mentali. Bisognerà  staccarsi dai frutti dell’azione, passare attraverso l’avvenimento invece di lottare contro di lui, riconciliarsi con se stessi, oltrepassare le dualità del genere passato/avvenire, bene/male, per radicarsi sempre più nel presente e nel reale.

La rigenerazione di sé è il mezzo più sicuro di rigenerare il mondo attorno a sé. E’ così che, anche se un cataclisma, inscritto in lettere di fuoco dovesse distruggere il pianeta, si può dire che un solo uomo salvato dall’esercizio interiore farebbe sì che il mondo annientato sarebbe salvo in funzione dell’equazione macrocosmo = microcosmo.

Recuperare i venti contrari per navigare.
Un altro aspetto dell’epoca è nell’utilizzo delle sue facce negative o ostili a dei fini di purificazione personale.

Già l’interesse  derisorio di numerosi manifestazioni predispone a un certo margine protettivo riguardo a sé. Ma l’accettazione dell’inevitabile  permette all’uomo del kali-yuga  di fare dell’epoca una vera scuola di apprendimento del distacco e della gestione e di fare alla maniera taoista che utilizza i nodi della materia per cesellare il legno o usare i venti contrari per navigare. Chi, tutti gli insegnamenti lo dicono, non ha il coraggio di affrontare con pazienza e fermezza le difficoltà dell’esistenza non sarà in grado di affrontare le ben più grandi difficoltà di un cammino spirituale. Non si tratta dunque di evitare le prove, ma di volgere a proprio favore gli ostacoli più duri.

I Consigli di Juluius Evola.

Nel suo libro “Cavalcare la tigre” Evola ci dà un certo numero di ricette  che favoriscono determinate attitudini , fondate sull’ambivalenza dei tempi che viviamo. Per esempio: utilizzare l’anonimato e l’uniformità per una perdita dell’ego, non nel senso della indifferenziazione quantitativa, ma in quello della trascendenza; trarre una lezione di distacco riguardo al mondo per il fatto di essere esiliato o deportato a seguito dei capovolgimenti di cui l’epoca è fertile, praticare una certa familiarità  monastica con l’idea della morte, a partire dalla constatazione delle distruzioni massive.

Supplire all’assenza di un maestro spirituale.
In un secolo in cui i maestri spirituali mancano, e anche questo è un segno dei tempi, è possibile considerare ogni persona , ogni fatto o avvenimento delegato dalle circostanze come un guru che ci mette alla prova, che ci insegna a prendere una giusta misura di noi stessi, a fortificare il controllo e la sagacia. Il maestro che cerchiamo dappertutto, in realtà è dappertutto: si chiama kali-yuga. L’uomo cosciente deve potersene servire, per progredire approfittando di tutto ciò che oggi è destinato a ostacolare, a far retrocedere, a sbarrare il passo. Occorre cogliere ciascuna sconfitta, strizzata d’occhio del destino, una notizia contraria, e così via. Il grado di risveglio che seguirà sarà in proporzione della prova  accolta con quello spirito d’autonomia interna, di abbandono alla divinità (.

Ripetere instancabilmente un nome divino.
Tutte le tradizioni citano la ripetizione di un nome divino come lo sforzo che deve fare l’uomo. L’India assicura che basta celebrare le lodi di Krishna per essere unito all’Essere supremo. Il saggio Wyasa dice che il kali-yuga è l’età più felice perché è quella dove ci si può esercitare meglio per ottenere la liberazione. Nel Corano Allah dice di ricordarsi di Lui perché si ricordi di loro e nella tradizione giudaico cristiana, chiunque invocherà il nome di Dio sarà salvato.
Uno degli avvenimenti positivi di questo secolo sarà stato mettere in evidenza la convergenza dottrinale  dello japa, del dhikr, del nembutzu e della preghiera del cuore, come la riscoperta dell’occidente della orazione giaculatoria conservata nell’hesychiasme, che possiede il vantaggio di sovrapporsi all’azione, a cui gli occidentali sembrano incapaci di rinunciare, e quella di essere praticata senza esibizione, in una sorta di santa clandestinità Queste recenti riscoperte, assieme ad uno yoga cristiano, perfettamente conservate nella chiesa ortodossa, meritano la più grande attenzione da parte dei cristiani in cerca del loro esoterismo.

Aprire tutte le vele verso il futuro.
Nessuno può dire con quale processo e su che piano si manifesterà con una certa continuità il ciclo seguente. René Guenon evoca un raddrizzarsi improvviso fuori da ogni durata, e ciò implica un passaggio al non- manifestato, con la necessità di preparare il prossimo ciclo di cui parla in altri luoghi; in ogni caso afferma che alla fine del kali- yuga succede un satya- yuga, che assicura la restaurazione dello stato primordiale.
Non è possibile pensare, con tutta la prudenza richiesta, che man mano si accelera la degradazione generale si creano nell’ombra le condizioni necessarie all’elaborazione di una nuova armonia e che i germi del futuro ciclo, gli animali nell’Arca, maturino poco a

Anche se non siamo destinati ad assistere all’ultimo capovolgimento, ma solo a prevedere  e a preparare, come costruttori dell’Arca, non importa meno mettersi alla ricerca di tutti i possibili mezzi per la ripresa senza aspettare la fine delle forze più oscure. Davanti ai progressi del progetto, bisogna però aspettarsi che le potenze del male si scatenino: le convulsioni del Dragone ferito a morte sono le più temibili, ma sono anche le ultime.

La riunificazione dei due emisferi del pianeta, oriente ed occidente, costituisce forse già il segno archetipico idealmente annunciatore di una riconciliazione dei contrari, prima tappa verso una autentica unità spirituale.

Rileggere Shri Aurobindo

Conviene, in questa prospettiva dare una grande attenzione all’opera visionaria di Shri Aurobindo, che, non esitando a proclamare che l’età di ferro era finita, sollecita a preparare l’inizio della nuova età con una trasformazione  della natura e della coscienza umane. Qualunque siano le riserve  che qualcuno avanza rispetto all’evoluzionismo o all’utopia che credono scoprire  in questa opera, questa apre una breccia nel muro delle nostre opacità, porta lontano il suono della sua voce che non era stata ancora compresa e che sconcerta tanto è profetica.  Aurobindo prepara la venuta del kalki –avatar come Giovanni Battista annunciò Colui di cui non era degno di allacciare le scarpe? E’ ispirato dal prossimo satia yuga che si potrebbe confrontare con la città celeste, e la discesa del sopra- mentale non coincide con l’età dello spirito santo vista da Gioacchino da Fiore? Può essere lui stesso considerato un avatar venuto a consegnare all’umanità  il viatico di cui ha attualmente bisogno e dare il messaggio che permetterà di rilanciarla verso avventure superiori? Sappiamo solo che l’umanità, che forse non è lontana dal milionesimo della sua nascita, si trova ad una svolta decisiva del suo divenire e che le si impone di scegliere tra un modo di vita in cui l’uomo potrà divenire veramente l’immagine di Dio, oppure di diventare una società di insetti.
Occuparsi dell’essenziale e ridere del resto.
Quello che provano gli esseri realizzati, i liberati viventi, che sono nostri contemporanei, icone  connesse all’Origine, è che è sempre possibile uscire dal tempo, come i cosmonauti escono dalla stratosfera. Chiunque arriva a vivere in perfezione col qui e ora raggiunge in un solo momento la trasparenza  ancora inscritta nelle fibre  del satya –yuga. Chiedere ad uno di questi quando e come sarà la fine del ciclo attuale è l’infallibile mezzo per farlo ridere, di quel riso che decapita tutte le angosce. Per tutta risposta dirà che le nostre speculazioni vengono dal mentale e contribuiscono solo a distrarci dall’essenziale.  Il solo scopo è giungere alla liberazione, per la quale non c’è ciclo che tenga, poiché essa è l’età d’oro dell’eternità.

Jean Biès

Jean Biès, nato a Bordeau nel 1933, insegna la letteratura greca alla facoltà di lettere di Pau. I suoi numerosi soggiorni in oriente e le sue opere filosofiche e letterarie lo hanno fatto conoscere come specialista del pensiero orientale.. “Il pensiero hindu” e “La letteratura francese” hanno ottenuto il Premio dell’Asia.

a cura di luciana scalabrini