Questo blog pubblica articoli tradotti in italiano dalla rivista francese “3e millénaire”. La rivista trimestrale “3e millénaire” ha anche il suo sito web : www.revue3emillenaire.com

La sola libertà: l’istante presente di Marina Borruso

Certamente potete sperimentare una dimensione in cui non siete determinati, in cui avete la scelta. Per questo, basta non essere più identificati con la voce che parla nella testa, con la corrente dei vostri pensieri. Come molte persone possono constatare, agiamo nel modo che dite, molti non sono nemmeno coscienti dei propri comportamenti inconsci. Improvvisamente ci imbattiamo in qualcuno e lì realizziamo che eravamo totalmente assenti, assenti, per niente presenti. E spesso non basta scontrarsi con qualcuno per risvegliarci. Quando guidiamo, ad un tratto realizziamo che non eravamo affatto presenti. Ne prendiamo coscienza perché siamo andati troppo al di là di molti chilometri senza nemmeno sapere da dove siamo passati.


Anzitutto silenzio di Pascal Amoyel

Mi ricorderò sempre del giorno in cui passeggiavo in un parco quando sentii una musica che mi sembrava venire da un altro mondo. Erano anni che studiavo il pianoforte, però non la conoscevo. Era di una dolcezza quasi irreale, come se toccasse in profondità e non sembrava essere ancora stata rivelata. Mi avvicinai poco a poco alla sorgente sonora e fui preso da una vertigine: stavo ascoltando un’opera a cui stavo lavorando da anni e non l’avevo riconosciuta! Non per una diversa interpretazione o per qualche altro motivo, ma perché in quell’istante preciso non mi aspettavo di ascoltare musica, a tal punto da perdere ogni riferimento. Una specie di vacillamento nella non conoscenza mi aveva fatto cadere in uno stato di ascolto totale.


Risvegliarsi dallo stato di veglia – 2 parte di Jean Bouchart Orval

La viva immaginazione chiamata bhavana supera in profondità e in potenza la concentrazione o la meditazione (dhyana), che si fissano a degli oggetti precisi separati e, almeno nello stadio iniziale, implicano una dualità tra soggetto concentrato e l’oggetto scelto.
Infatti bhavana ( il cui senso letterale si riferisce al fatto d’esistere) è a mezza strada tra il pensiero concettuale a due poli (vikalpa) e la indicibile intuizione (nirvikalpa) della realtà, di cui non si può dire nulla. Mentre la lentezza è propria della meditazione, bhavana è caratterizzata da una velocità che non lascia nessuno spazio alla riflessione. In essa non ci sono oggetti chiaramente definiti, solo una potente energia pura. Mentre nei riflessi egotici si tenta ancora di scegliere, qui si è scelti.


Risvegliarsi dallo stato di veglia – 1 parte di Jean Bouchart Orval

L’universo intero è immaginato. Il problema non è l’immaginazione, ma piuttosto il pensiero che si appropria dell’immaginazione, che non è qualcosa di personale, ma il fatto stesso della Luce cosciente. Tutto è quella bellezza!
Non ci sono delle cose nell’universo, cioè degli oggetti separati dalle energie della coscienza. Anche se non ci applichiamo per saperlo, la meccanica quantica è stata molto chiara su questo nel 20° secolo. Il mondo dello stato di veglia non è molto diverso dallo stato di sogno. In quei due stati di coscienza, gli oggetti non esistono che per la conoscenza che ne abbiamo. Comprendiamo bene questo in ciò che riguarda lo stato di sonno, perché siamo usciti da quello stato. Ebbene, è lo stesso possibile risvegliarsi dallo stato di veglia.


La libertà del Comanche di Stephen Jourdain

Da quella immagine negativa emanano tinte di cattiva qualità che si percepisce che non vanno. Quella immagine mentale, globale, è molto ben organizzata, e questo lascia supporre che si è davanti a un simbolo e non ad una immagine pittorica. Il gesto da fare è prendere la distanza e vedere tutto in una volta sola. Si tratta di andare a fondo del fenomeno e di averne una visione panoramica. C’è un solo colore, una tinta che sottende tutto: basta vederla per sbarazzarsene, perché lei pretende di essere oggettiva; dal momento in cui la vedi, questo non è più non-me, ma me, non è più un non- vissuto, è un vissuto. E’ finita!


L’Acquarello mistico di Stephen Jourdain

Fissare prima di tutto un’immagine mentale di buona qualità dalla propria mente al di sopra della testa…
Non c’è nessun bisogno di una copia conforme della casa interiore con un soggetto, me, al fondo della caverna della mente, i pensieri davanti al mio sguardo interiore, ecc…


L’immediatezza dello sguardo di George Brunon

Il tema dell’immaginazione creativa è un falso problema che riconduce sempre alle due immaginazioni, quella fantasiosa e quella creativa. Parlare dell’immaginazione creativa non ha interesse se questo serve a creare, ed è per questo che, come pittore, parlo delle mie esperienze e non di astrazioni concettuali sull’immaginazione.

Ora, con la mia esperienza, percepisco la creazione nell’immediatezza dello sguardo, nel puro vissuto dello sguardo che incontra un oggetto. Nel nanosecondo di quell’incontro c’è una sostanza che sarà la materia con la quale la coscienza si va verbalizzando, formalizzando.


L’immaginazione: potenza dell’anima di Michel Cazenave

Bisogna stabilire la distinzione tra immaginario e immaginazione. Tutti noi nutriamo un immaginario molto mimetico che poggia sulla memoria di avvenimenti che abbiamo vissuto, di elementi materiali che abbiamo sotto gli occhi o sulla trasformazione dei nostri fantasmi.
L’immaginario dunque è passivo. La società è immersa nell’immaginario.


L’immaginazione creatrice del Tantra di Fabrice Midal

Mettete il dito su un punto decisivo. In effetti noi occidentali siamo fermamente convinti che possiamo avere un rapporto col reale in due modi: il concetto e la percezione. Il concetto è la via principale, perché ci permette di mettere il diverso sensibile in una unità permanente. Così un san Bernardo e un bulldog non hanno niente in comune dal punto di vista della nostra esperienza sensibile. Pertanto sono tutti, come dice Spinoza, “un animale che abbaia”.
La percezione è più soggetta a cauzione, perché ci inganna, crediamo di vedere un cane ed è un lupo, ma ci permette anche di ancorarci alla realtà.


L’immagine – me: l’ultima illusione di David Ciussi

L’illusione, dal punto di vista spirituale, genera un falso rapporto con il reale. E’ un velo che ci inganna sulla natura della realtà e, più incredibile, sulla nostra propria natura. L’illusione è fonte di errore, di mancanza di lucidità, di sofferenza. E’ una credenza che si basa sulle apparenze, sui desideri o sulle proiezioni. E’ il fenomeno più sofisticato del pensiero immaginativo, che sa creare una rappresentazione attraente e affascinante di una falsa realtà. L’illusione non svela la sua natura fallace di creazione mentale o emozionale che quando è vista in tutta la sua natura di miraggio da una coscienza diventata acuta, che sa denunciare le immagini mentali, l’incoscienza e il bisogno di credere a papà Natale.